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A tutti voi iscritti della mailing-list de La Leva, auguriamo buone ferie. Di seguito troverete un messaggio "antiproibizionista", in relazione ad una materia prima apprezzata da molti, meno apprezzata da alcuni.

Ci rifaremo vivi a settembre, salvo che imprevisti sviluppi ci impongano di 'tornare' già in agosto.

Buone vacanze per chi, come noi, andrà in ferie e buon lavoro a tutti gli altri!

Archimede


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Il proibizionismo e la canapa

Come tutte le cose buone, il proibizionismo viene dall'America. Ben conosciamo quello sull'alcool, ormai superato dopo aver riempito le casse della malavita americana per parecchi anni.

E' ancora in pieno (o quasi) vigore il proibizionismo contro "la canna", imposto sempre negli anni 30, ma solo apparentemente per il suo potere narcotico. Più importanti erano, così ci sembra capire, considerazioni industriali per determinare la sua esclusione dalla nostra vita quotidiana, della quale aveva fatto parte integrante per secoli, senza peraltro dar luogo ad effetti particolarmente nocivi.

Il vero effetto "nocivo" era la capacità della cannabis coltivata su scala estesa, di far concorrenza ad altre materie prime usate da alcune industrie che si sono "difese" fabbricando un nuovo mito da "nemico pubblico".

Il tutto cominciò con il magnate della stampa HEARST, che vedeva in pericolo i suoi investimenti forestali ed industriali per la produzione di carta (la canapa è un ottima materia prima per questo uso), con la potente famiglia di industriali DU PONT, i quali temevano la concorrenza dei tessuti da cannabis ai loro prodotti tipo Nylon da poco brevettati ed infine la STANDARD OIL, insieme alla GENERAL MOTORS, stufi di vedere un concorrente scomodo, il carburante biologico a base di olio di cannabis che in quei tempi aveva fornito già la forza propulsore ai motori inventati da Ferdinand Diesel.

Come si fa solitamente con i concorrenti scomodi, HEARST cominciò la campagna di stampa con una storia inventata di sana pianta su una malattia mentale che, a dir suo, colpiva chi fumava quell'erba dannata. Poi presto le lobby potenti degli industriali facevano passare leggi in alcuni stati per eliminare la canapa dalla circolazione, tassandola a morte.

Pressioni internazionali in seguito obbligarono altri paesi a seguire l'esempio ed eliminare "la droga", sradicare cioè la canapa da un tessuto agro-industriale centenario.

Oggi si riscoprono i benefici nutritivi dei semi della pianta che contengono acidi grassi omega 3 ed omega 6 in modo ottimamente bilanciato (1:3), oltre a delle proteine complete, vitamine (B1, B2, B3) e minerali (ferro e calcio).

Nella storia, l'impiego della canapa era prevalente fino agli inizi del ventesimo secolo. Si usò per fabbricare la carta, fin dai tempi di Gutenberg. Le vele di Cristoforo Colombo e di tutte le imbarcazioni per secoli non conoscevano alternativa a questa fibra resistente, perfino i primi jeans della Levis erano fatti con la stoffa di canapa. Corde e funi di canapa, stoffa per confezionare sacchi, carburante, alimento, medicina, gli usi erano innumerevoli ma tutto si fermò appunto dopo la decisione di "dare una mano" all'industria petrolchimica emergente, e di eliminare questa scomoda concorrenza.

Niente a che fare perciò con la tanto cantata "guerra alla droga", una immensa farsa visto che eroina e cocaina vengono da anni prodotte e introdotte sul mercato con la complicità dei servizi segreti, Cia in capo.