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LA LIBERTA' DI SCELTA PRIMA E DOPO DI BELLA

ovvero

"Datemi un punto d'appoggio e solleverà il mondo"

Quando i responsabili si dimenticano degli ammonimenti di Aristotele, dei "principi" di Machiavelli e dei "principi" d'Archimede...

Tutti avranno presenti quelle scene del film "Napoli spara" o quelli con Tomas Milian o Barbara Bouchet, dove ruggenti e scalpitanti "Giulia" modello TI Super, di cui vedete ancora oggi girare qualche indomabile modello parente che non vuole soggiacere alla trappola della rottamazione, si danno all'inseguimento di ladri, assassini e delinquenti vari, con tanto di sgommate, brusche sterzate, stridenti frenate e persino spettacolari discese di scalinate degne di certi film e macchinoni americani.. Ed allora voi prendete le parti giustamente delle forze dell'ordine che vanno a scovare vari camorristi e mafiosi. Quale non sarebbe invece la sorpresa per voi oggi, vedere scendere dall'automobile ("Alfa" ormai solo di nome) dei rappresentanti delle forze dell'ordine che non vanno ad arrestare dei delinquenti ma a togliere a dei genitori il figlio perché non l'hanno vaccinato, o ad invitarli, "con le buone", a farlo. Eppure, questo succede da decenni, e non prendetevela con gli imbarazzati esecutori della benemerita "semper fidelis", che con trappisti e suore di clausura condividono i voti di obbedienza, e per certi versi, anche castità e povertà.

La stessa scena si ripete e si è ripetuta in casi di incursione dello stesso tipo in certe case private, come la famosa villa di Grottaferrata, semplicemente perché il "delitto" che si stava commettendo era del tipo "far morire di piacere", o il "furto" era ...furto di baci, e tutto questo causato dai soliti vicini impiccioni o invidiosi, che non potendo assaggiare quant'è buono il formaggio con le pere o la pasta con le sarde non potevano sopportare che altri si facessero delle grandi abbuffate. Come quella vicina curiosa, disturbata da certi gridolini di piacere di una coppia accanto, in un altro film americano o telefilm, di cui non so il titolo avendone visto solo un frammento, non so quanto simile alla realtà ma certamente verosimile, in cui le forze dell'ordine bussano e chiedono minacciosi se stanno almeno usando aggeggi che evitino un incremento demografico del paese. E poi esce la legge 675/96 sulla "privacy"!

Dov'è andata a finire quella famosa "libertà" nel cui nome greggi di popolo col forcone in mano hanno versato fiumi di sangue ed eretto statue simboliche sulla Senna e nel porto di New York, se poi non siamo liberi di fare quello che ci pare nemmeno nella nostra camera da letto? La non del tutto libera circolazione degli integratori alimentari pone questo problema di libertà. Ecco perché in America e dovunque sono nate come funghi le associazioni per una libertà di scelta, libertà di cura e libertà dall'obbligo della vaccinazione.

Nella trasmissione televisiva di "Report" del 15-10 su Rai 3, c'è stato un bel finale dopo un lungo dibattito pro e contro i vaccini, che ha visto protagonista soprattutto un rappresentante dell'Istituto Superiore (aggettivo discutibile semplicemente perché autodefinito) della Sanità, che si presentava nelle vesti dello Stato che fa da tata a tutti i bambini preoccupandosi a tal punto eroicamente da rendere obbligatori solo in Italia certi vaccini, fino a far intervenire tribunali, autorità civili e forza pubblica pur di far ingoiare a pupi inermi l'amara medicina dichiarata benefica. Il finale cui accennavamo era quello della conduttrice che in pratica si faceva portavoce di migliaia di cittadini: "Che ognuno si tenga le sue opinioni scientifiche e mediche, ma lasciateci la libertà di scelta!"

Conclusione facile oggi, dopo decenni di lotte di associazioni che hanno lavorato strenuamente per ottenere il riconoscimento di un diritto. Potrei citare i dettagli di manifestazioni che hanno visto confluire, per es. a Milano, centinaia di persone, per proclamare questo diritto, senza riuscire ad ottenere di essere ascoltate da nessuno, e senza ottenere una menzione nella cronaca televisiva o dei quotidiani, che trovavano più interessante per i cittadini a livello nazionale dare notizia per es. di "un ottantenne scippato da un marocchino" piuttosto che di mamme che si erano scomodate con i figli in braccio lasciando per un giorno le cure della loro casa per affrontare a proprie spese un viaggio per andare a gridare disperatamente il diritto alla libertà di scegliere se vaccinare o no i figli.

Il merito maggiore di Di Bella è quello, secondo noi, non tanto o non solo di aver o no trovato una cura per il cancro, ma quello di aver proclamato e lottato per a) un diritto alla libertà di cura, frase ambigua e incompresa, perché dovrebbe significare libertà da parte del medico di scegliere una cura che lui ritiene opportuna, senza aspettare benedizioni da istituzioni burocratiche, e libertà da parte del malato di scegliere una cura o dei metodi o tecniche o prodotti che crede utili alla propria salute, visto che si tratta della sua pelle! senza aspettare i risultati di sterili trentennali studi di ricerca che nulla partoriscono e nulla partoriranno mai perché orientati su fronti e binari che rendono originali e nuove le posizioni di Di Bella, perché un altro importantissimo elemento b) è quello di una cura con dosaggi diversi dei prodotti usati, e c) con prodotti diversi, che rendono quindi inconciliabili le reciproche posizioni, e inammissibile il giudizio di una sperimentazione da parte di un'istituzione che detta le regole del gioco e che vuole tutto secondo propri canoni.

La ricerca di farmaci validi per tutti e sempre cozza contro un concetto totalmente ignorato dalla medicina ufficiale, "il concetto di individualità biochimica, enunciato già nel 1956 dal dr. Roger J. Williams, biochimico dell'Università del Texas", e che ci chiarisce che "ognuno ha una propria struttura personalissima e quotidianamente diversa, un profilo metabolico individuale esclusivo, un corredo di milioni di enzimi ereditati geneticamente e registrati nel DNA, quello che potremmo chiamare britannicamente genetic fingerprinting (impronte digitali genetiche)..." (Vitale Onorato-Quello che volevate sentir dire su asma e allergie, finalmente!- Alfa Omega ed.-Roma)..

Che senso ha poi la ricerca di un farmaco a tutti i costi (cio è qualcosa da "vendere" e che "costi" appunto) per la cura del cancro, quando questo, come allergie ed altre patologie, possono essere la conseguenza di un tipo di alimentazione o di un inquinamento massiccio, o una combinazione delle due, cioè non tanto una scelta di cibo sbagliato quanto l'inevitabilità di un cibo inquinato, per cui la cura dovrebbe essere più che un farmaco un cambiamento di vita ed un miglioramento dell'ambiente? Questo è il pensiero del massimo esperto e creatore di una Medicina Ambientale, branca oggi necessaria, il prof. William Vayda, australiano, autore di numerosi e originali libri, che a suo tempo è stato nominato anche presidente di una commissione di studi e ricerche sui rapporti tra inquinamento ambientale e patologie moderne in seno all'associazione ambientalista AIPE, attualmente la più grande associazione ambientalista ed ecologica secondo il Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 4 luglio 1998, e comunque l'UNICA ad occuparsi di certe tematiche con la commissione suddetta ed i cui risultati sono a vostra disposizione presso la sede nazionale dell'AIPE stessa.

E' naturale quindi, che tutte queste teorie di cui parlavamo, cerchino uno spazio nella vita e nella pratica quotidiana, e quando la libertà di scegliere trova cartelli di "DIVIETO DI FARE" e di "OBBLIGO DI FARE", i cittadini, che sono anche contribuenti e consumatori, che incrementano quindi le casse dello stato e dei commercianti, si associano per avere il diritto di scegliere quello per cui devono pagare, e scendono in piazza quando i responsabili mancanti del senso della misura dello "spremere", si dimenticano degli insegnamenti del buon governo elargiti da Aristotele e Machiavelli.

Quindi, alcune associazioni sono specializzate per la libertà di scelta terapeutica e quindi per il riconoscimento di terapie non convenzionali, fitoterapia, agopuntura, cromoterapia, etc., altre addirittura per il loro inserimento negli insegnamenti del corso di laurea di medicina e chirurgia, auspicando addirittura una legislazione comunitaria che preveda non solo una libera circolazione ma anche il rimborso di qualsiasi "farmaco", chiamiamolo ancora cos“, nonché il rimborso delle spese mediche ed ospedaliere, ed anche la visione paradisiaca della costituzione di strutture sanitarie appositamente attrezzate per tutti i tipi di terapie.

Abbiamo parlato prima di quelle che lottano per la non obbligatorietà delle vaccinazioni, ma ce ne sono altre che lottano per il divieto di espianto dei propri organi senza donazione espressa, dal momento che forse non tutti sanno che la legge prevede l'asportazione di organi da corpi morti senza uno specifico diniego dell'interessato, ormai trapassato! o dei parenti.

Recentemente invece è nata a Roma un'altra associazione, "La Leva di Archimede", che aggiunge un tassello a questo quadro di richiesta di libertà di scelta, un'associazione che include i due concetti di libertà di FARE, e libertà di NON FARE: libertà di non fare un vaccino, implicitamente, e libertà di fare una certa cura o terapia e di usare certi prodotti, per es. gli integratori alimentari: questa è la novità infatti, essendo cresciuti enormemente in questo decennio in tutt'Italia i consumatori di questi prodotti cos“ chiamati con un'espressione non proprio idonea, facendo supporre che dovremmo avere un ufficio contabile nel nostro corpo che ci avvisi continuamente di quante vitamine e minerali abbiamo ingerito oggi a quest'ora e quindi quante ce ne mancano da ingerire in tavolette, magari facendo uscire da non so dove un rotolo di carta con i dati analitici e contabili del cibo ingerito. Chi stabilisce poi questi dati ed in base a che cosa?

E' chiaro che tutti questi concetti cozzano con certe postazioni chiamiamole ufficiali, che non potrebbero vedere che con sospetto e allarme questi prodotti che più correttamente si dovrebbero chiamare "ortomolecolari" e che appartengono ad una categoria chiamata anche "megavitaminica" : ecco perché abbiamo detto che è importante il fattore dosaggio, poiché questo è il principale elemento di contrasto con la medicina convenzionale o con il Ministero della Sanità, anche in questo caso con scenografia di interventi della benemerita in pseudo-Alfa nella veste di Nas con incursioni nei luoghi deputati alla vendita e alla distribuzione, non ancora contro il consumatore nell'atto di ingoiare.

Per questo fattore dosaggio, questi prodotti oscillano continuamente direi pirandellianamente alla ricerca di un'etichetta, facendo zapping fra il doping, il dietetico, l'alimentare, il farmaceutico, l'integratore. Per cui, lo sportivo o l'uomo normale, che cosa potranno mangiare per non essere considerati rei e peccatori? Lo sportivo o l'uomo normale potranno mangiare per esempio il peperoncino senza essere etichettati "dopati"? E' chiaro che bisognerà fare una distinzione, per lo sportivo: non sarà mica la stessa cosa mangiare del cibo particolarmente energetico, assumere degli anabolizzanti o degli integratori di vitamine, minerali ed aminoacidi naturali!

Ma a questa tematica dedicheremo un'altro articolo, anche in base a quanto emerso da un recente convegno a Fiuggi, dove persino la stessa medicina ufficiale è stata costretta ad ammettere certe cose. (Per chi desiderasse contattare "La Leva di Archimede": tel. 06-630398, fax 06-632196; e.mail vitale@laleva.cc

Vitale Onorato