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Tesi sulla terapia Di Bella
Ecco uno studio statistico sulla sopravvivenza dei malati curati con questa terapia
02-06-2002 - Fonte: Gazzetta di Modena


Per laurearsi decise di condurre una tesi di ricerca in Statistica sanitaria e incuriosita dal caso Di Bella, ormai da tempo oscurato dai più importanti mass media, si mise in testa di condurre uno studio statistico sulla sopravvivenza dei malati di tumore in cura con la Mdb nella sua regione. Propose l'argomento alla sua professoressa Giulia Sallustio, che le diede il consenso e ad aprile 2001 si buttò a capofitto su una realtà che mai avrebbe creduto fosse quella che ha sperimentato.
Racconta oggi: «Incontrando quei pazienti che stavano così bene mi chiedevo se fosse vero oppure se stavo sognando». Ma il sogno si traduce in realtà nel capitolo della tesi dove si evince che la percentuale di sopravvivenza a distanza di 62 mesi dall'inizio della terapia Di Bella è del 47 per cento.
La storia di Vita Galasso, 26 anni, di San Vito dei Normanni (Brindisi) e neolaureata in Scienze statistiche ed economiche presso la Facoltà di Economia e Commercio di Bari con una tesi ("La terapia Di Bella nell'ottica della statistica") che ha ottenuto il massimo dei voti e la segnalazione alla commissione esaminatrice per la correttezza della metodologia usata.
La docente le disse: «Se davvero riesce a trovare dei dati sarebbe una buona idea». Contattò via internet l'Aian di Roma che le fornì i nominativi di alcuni medici dibelliani pugliesi. Dopo alcuni rifiuti («non ci siamo riusciti noi e si vuole mettere una studentessa», le disse con tono sardonico uno di loro), solo una dottoressa di Bari accettò di ospitarla per mesi nel suo studio a raccogliere dati su documenti e interviste dirette con i pazienti.
«Io stavo nello studio e ogni giorno si affrontava una patologia, mi spiegava di cosa si trattava e le condizioni dei pazienti trattati, quando avevano iniziato il trattamento, da quanto tempo erano affetti da malattia, se avevano fatto altri trattamenti prima della cura Di Bella, la maggior parte aveva già tentato di tutto, e il risultato
attuale. Raccolti i dati, ho applicato la metodologia». E una domenica alle 8 di mattina, giusto per colmare la curiosità, la dottoressa si è fatta ricevere da Di Bella che le ha raccontato le proprie vicende. Ha arruolato nello studio 120 pazienti di entrambi i sessi, che avevano iniziato da tempo la terapia, distinti per patologie e alla data del 21 ottobre 2001 ha verificato se il paziente fosse ancora in vita e in caso di morte il motivo del decesso.
Ha rilevato che dopo 62 mesi dall'inizio della terapia il 47 per cento del suo campione era
ancora in vita: «Un dato sicuramente degno di nota - si legge nella tesi - se consideriamo che la maggior parte dei pazienti in trattamento è affetta da patologia in fase avanzata. Va aggiunto, a quanto si deduce in modo chiaro dal grafico, che alcuni dei pazienti considerati nello studio, hanno avuto una remissione di malattia o una stabilizzazione». Sono stati considerati i pazienti affetti da: tumori cerebrali; neoplasie connettivali; carcinoma peritoneale; malattie emopoietiche; carcinoma mammario; carcinoma polmonare; neoplasie del colon; cancro cirrosi; carcinoma renale.
Nella sua full immersion in ambulatorio a Bari ha incontrato tanti pazienti: «Qualcuno era molto entusiasta della cura che stava facendo e mi ricordo di una persona che mai avrei pensato fosse malata di cancro, pensavo fosse l'accompagnatore».
Ma ci sono anche tanti morti, come si evince anche dal 53% del suo campione. «Tanta gente mi sembrava preoccupata per i problemi di costo e di reperimento dei farmaci. Non mi capacitavo dei risultati perché se una terapia è buona non deve essere messa da parte. Sono ancora stupita. Ma non sono un medico, non tocca a me pronunciarmi».

Articolo di Vincenzo Brancatisano

Fonte: http://www.gazzettadimodena.quotidianiespresso.it/gazzettamodena/