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PERCHE' LA SPERIMENTAZIONE DEL METODO DI BELLA E' FALLITA?

31.05.2000 RAITRE ORE 23.00


risultati della sperimentazione pubblicati dall'Istituto superiore di sanità:
www.iss.it

British Medical Journal:
www.bmj.com


Storia
La sperimentazione del metodo anticancro del professor Luigi Di Bella viene ufficialmente avviata con un decreto d'urgenza (decreto-legge del 17 febbraio 1998 convertito in legge l'8 aprile 1998). E' raro, per non dire unico, nella storia della sperimentazione clinica che un farmaco o un insieme di farmaci vengano sperimentati per una esigenza e un interesse scientifico ma sotto la spinta dell'opinione pubblica e dell'intervento delle forze politiche che ne è derivato.
La sperimentazione si articola in due fasi: la prima che arruola 386 pazienti e deve valutare la capacità antitumorale del metodo Di Bella (MDB), la seconda e' uno studio osservazionale che ne arruola 769. La prima fase è durata da marzo a novembre 1998 (risultati ufficializzati il 23 luglio e definitivamente il 13 novembre 1998) anche se la durata mediana del trattamento per ogni singolo paziente è stata di circa due mesi (secondo i critici della sperimentazione troppo pochi per valutare l'attività antitumorale del MDB, sebbene si siano seguiti protocolli e metodi standardizzati). Nello studio osservazionale sono stati inclusi gli stessi tipi e stadi di tumori inclusi nello studio sperimentale ma l'obiettivo era valutare la sopravvivenza dei malati e gli effetti tossici della cura, per questo lo studio è durato di più (il primo rapporto dei risultati è stato pubblicato a dicembre 1999, facendo riferimento a un ultimo controllo effettuato a maggio 1999).
Sono stati coinvolti 60 centri di riferimento oncologico, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che aveva il compito di preparare la soluzione ai retinoidi e la melatonina (le altre medicine della terapie venivano giù prodotte industrialmente). Il coordinamento della sperimentazione è stato affidato all'Istituto Superiore di Sanità che ha monitorato il lavoro dei 72 centri coinvolti. In sintesi questa è la valutazione finale dei due studi paralleli:
"Dall'analisi dell'insieme dei 1155 pazienti inclusi negli studi sperimentali (386 pazienti) e osservazionali (769 pazienti), non emerge alcuna evidenza che il trattamento MDB sia dotato di qualche attività antitumorale di interesse clinico" (dal Rapporto ISTISAN 99/12, Risultati della sperimentazione del Multitrattamento Di Bella (MDB), studio osservazionale).

Oggi? La sperimentazione continua...
Con una ordinanza del 20 novembre 1998 è stata assicurata la prosecuzione del MDB ai pazienti arruolati nella sperimentazione che presentavano una risposta positiva o malattia stabile rispetto all'inizio del trattamento. Quindi i pazienti la cui malattia non è progredita, o che hanno avuto un beneficio dal MDB ricevono gratuitamente la cura dallo Stato, a condizione che presentino ogni mese prima di ritirare il pacco dei farmaci, una documentazione medica che testimoni il loro stato di salute. Dei 1155 pazienti arruolati per i due studi circa il 2 per cento riceve ancora i farmaci del MDB. Si tratta di pazienti terminali, con aspettative di vita spesso valutate statisticamente tra i tre e sei mesi, e che a distanza di 2 anni e' ancora in vita.
Va detto che a questo gruppo di malati arruolato per la sperimentazione se ne è aggiunto un altro in virtù di una sentenza della Corte Costituzionale che allargava l'erogazione della MDB a pazienti che traggono benefici dalla cura (dopo il giugno 1998). Erano inizialmente circa quattromila i pazienti (a cui vanno aggiunti i 1155 della sperimentazione).
Complessivamente oggi (ultimo follow-up del 18 febbraio 2000) ricevono gratuitamente i farmaci della MDB 334 pazienti, pari al 7,5 per cento.

La vicenda dei farmaci scaduti
La preparazione dei farmaci del MDB sono stati concordati con il professor Luigi Di Bella prima di iniziare la sperimentazione. Il professore modenese ha scritto di suo pugno quali componenti usare e le fasi di preparazione per produrre la soluzione ai retinoidi, il plurivitaminico. Non ha indicato la data di scadenza e non ha mai chiesto che venisse valutata; quindi non possiamo sapere se il Professore la considerasse una prassi ovvia da parte dell'Istituto Superiore di Sanità.
In una lettera scritta dal direttore dell'ISS dott. G. Benagiano a un paziente (Giovanni Giovannini, arruolato nello studio osservazionale che chiedeva delucidazioni circa la scadenza della soluzione ai retinoidi) si legge che una prova di scadenza della soluzione ai retinoidi non è stata fatta "come si fa di regola, prima di iniziare la sperimentazione".
Regola che, secondo i contenuti di questa lettera datata 31 agosto 1999, non sarebbe stata seguita. Eppure un documento sempre dell'Istituto superiore di Sanità smentisce questa dichiarazione del Direttore (e una dichiarazione data all'autrice del servizio Sabrina Giannini dal dott. Roberto Raschetti, direttore dell'istituto di farmacoepidemiologia dell'ISS, il quale dopo l'intervista non ha voluto apparire in video). Infatti in una lettera datata 7 ottobre 1998 (quindi precedente alla lettera inviata al paziente Giovannini) l'Istituto Superiore di Sanità risponde al direttore della farmacia dell'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma che chiedeva (a sperimentazione ampiamente iniziata) se la soluzione ai retonoidi aveva una scadenza. Nella risposta l'ISS specifica che le prove di stabilità sono state fatte e che la soluzione ai retinoidi ha una validità di tre mesi se mantenuta in condizioni integre e venti giorni se la confezione viene aperta e richiusa più volte.
Si può dedurre che le prove siano state fatte tardivamente e non comunicate ai vari centri, se non sotto richiesta diretta dei responsabili della farmacia (come nel caso citato del San Giovanni Addolorata).

L'indagine dei N.A.S.
Quando i N.A.S. (il Nucleo Antisofisticazioni dei Carabinieri di Firenze) si attivano per una indagine trovano che "1048 flaconi di soluzione ai retinoidi sono stati distribuiti dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze a 28 centri dei 60 della sperimentazione MDB, oltre il termine massimo di tre mesi, come stabilito dall'Istituto Superiore di Sanità. Ci è comporta che 1048 pazienti abbiano assunto, per un periodo oscillante tra i venti e i trenta giorni, un farmaco potenzialmente imperfetto e non più possedente le caratteristiche terapeutiche iniziali, senza escludere che la degradazione e la scomposizione dei principi attivi, possa produrre effetti collaterali gravi specialmente in soggetti sofferenti patologie neoplastiche. Ne consegue quindi che i risultati ottenuti dalla sperimentazione siano sicuramente inattendibili e che la stessa sperimentazione debba essere quantomeno rivista...". (Dal verbale dei N.A.S di Firenze datato 2 dicembre 1998). Questo rapporto è rimasto segreto per oltre un anno.
Sulla base di questo verbale tre inchieste giudiziarie sono state aperte: a Firenze, Roma e a Torino dal pm Raffaele Guariniello (l'unico, alla data di oggi, a non avere ancora archiviato il caso).

E l'acetone...
L'indagine dei N.A.S. si avvia su sollecitazione di alcuni pazienti in sperimentazione (due dei quali sono stati intervistati da Report). Durante la sperimentazione infatti alcuni pazienti si lamentavano presso l'associazione A.I.A.N. di Roma (Associazione Italiana Assistenza Malati Neoplastici, da sempre vicina al professore Di Bella, tel. 06/77200984) del sapore anomalo della soluzione ai retinoidi e di effetti collaterali come diarrea e nausea. Da una analisi di laboratorio effettuata dall'A.I.A.N. risultava la presenza di acetone nella soluzione, sebbene il professor Di Bella al momento della stesura dei protocolli aveva chiesto che venisse del tutto eliminato. Va detto che secondo i periti di parte ascoltati dai giudici che hanno seguito il caso, la concentrazione di acetone presente nei flaconi non superava i livelli di pericolosità. La letteratura scientifica non li ha però valutati su malati di cancro terminali. Ma va anche detto che secondo le Regole di Buona Pratica Clinica quando si sperimenta un nuovo farmaco vanno seguite alla lettera le indicazioni dell'ideatore della terapia. Questo non è stato fatto. Non sappiamo se a queste prime indagini se ne siano aggiunte altre. Aspettiamo che si pronunci il pm Guariniello.

Le componenti della MDB potrebbero avere efficacia antitumorale oppure no?
Molti studi, attualmente in corso non solo in Italia, stanno prendendo in considerazione alcuni elementi somministrati dal professore Di Bella ai suoi pazienti. Alcuni effetti della somatostatina sono già noti, come interessanti sono le potenzialità antitumorali dell'acido retinoico (uno degli ingredienti della soluzione ai retiniodi). Il fatto di aver sperimentato il MDB su vari tumori e senza valutare la specifica efficacia delle singole componenti forse non ha consentito una valutazione "scientifica" dettagliata ed esauriente. Quel "circa" 2 per cento di pazienti ancora in vita, malati di cancro terminali, quale farmaco o sostanza della cura possono ringraziare?
E' il dubbio che resta. Quel che è certo è che istituti autorevoli come il National Cancer Institute sta studiando la somatostatina come antitumorale, e che il professor Veronesi (oncologo, componente del comitato guida della sperimentazione e attualmente Ministro della Sanità) ha dichiarato durante la trasmissione "Elisir" - poco giorni dopo l'ufficializzazione della bocciatura del MDB - che è in via sperimentale lo studio dell'acido retinoico come antitumorale.
Il professor Veronesi non ha voluto rilasciarci un'intervista. Avremmo voluto sapere da lui come mai il protocollo n.2 della sperimentazione da lui proposto non è mai stato fatto.
Secondo Marcus Mullner, l'editorialista dell'autorevole rivista scientifica British Medical Journal (del 23 gennaio 1999), uno dei punti deboli della sperimentazione, sarebbe stata la mancanza di uno studio randomizzato unitamente al fatto di non avere proceduto con il confronto-controllo con malati seguiti con terapie diverse e non con placebo. Secondo gli esperti intervistati sull'argomento (Prof. Francesco Cognetti, primario del reparto oncologia del Regina Elena di Roma e il Prof. Natale Cascinelli, direttore scientifico dell'Istituto Tumori di Milano) non sarebbe stato etico procedere in questo modo perché tutti i pazienti arruolati volevano essere curati con la cura Di Bella e che una sperimentazione di fase II non prevede queste procedure.
Per approfondire l'argomento farmaci scaduti, per avere una idea della sperimentazione e un'aggiornamento (a dicembre 1999) sui malati in cura, segnaliamo il libro di Vincenzo Brancatisano "Un po' di verità sulla terapia Di Bella", che non si trova nelle librerie (per una sorta di incredibile rifiuto dei librai) ma va richiesto all'editore Travel Factory di Roma (Tel. 06/6789984); E-mail: libro@tours.it - http://www.tours.it/dibella


Non si intende far utilizzare le nozioni contenute in queste pagine per scopi diagnostici o prescrittivi.
Per qualsiasi trattamento o diagnosi di malattia, rivolgetevi ad un medico competente
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