Menu - Barra di navigazioneSostegnoLingueLinksEconomiaAmbienteForumCuraPetizioneIntegratoriAlimentiHOME


"Le medicine non convenzionali
devono essere riconosciute"

        Secondo stime del Parlamento europeo i cittadini degli stati membri che utilizzano terapie alternative o non convenzionali ammontano al 20-50 per cento della popolazione generale, con punte in Francia dove gli utenti regolari di queste metodiche rappresentano tra il 40 e il 50 per cento della collettività. Con una preferenza per omeopatia, agopuntura, chiropratica ed osteopatia.
        E' sulla scorta di questi dati che il Consiglio d'Europa ha approvato una risoluzione (numero 1206) con la quale invita gli stati membri a regolarizzare lo status di queste medicine in modo che possano essere inserite a pieno titolo nei Sistemi sanitari nazionali. Rispondendo cosè a una forte richiesta dei cittadini.
        E non è la prima volta che un'istituzione europea si pronuncia su tale tema. Infatti già nel maggio del 1997 il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione, a suo modo storica, nella quale si invitava l'Unione Europea a mettere in moto il processo di riconoscimento delle Medicine non convenzionali, dopo aver condotto gli studi opportuni, e a sviluppare programmi di ricerca sull'innocuità e l'efficacia di dette medicine. Una decisione che aveva fatto da battistrada anche in Italia al delicato processo di integrazione delle medicine non convenzionali nelle politiche per la salute, voluta da pazienti ed operatori.
        Il Consiglio d'Europa si muove quindi sulla falsariga di quella presa di posizione e, pur riconoscendo la superiorità della medicina convenzionale, invita alla coesistenza delle diverse forme terapeutiche che potrebbero completarsi l'una con l'altra, a tutto vantaggio del cittadino.
        Sulla questione dello status giuridico se da una parte ribadisce l'importanza di salvaguardare le diversità nazionali, dall'altra individua le possibilità di "definire un approccio europeo comune al tema delle medicine non convenzionali, basato sulla libertà di scelta terapeutica dei pazienti", problematica di scottante attualità.
        Il Consiglio d'Europa non nasconde le difficoltà insite in questo percorso ma ritiene che il cammino indicato, per quanto accidentato, sia comunque da preferire al caos della situazione attuale. Una situazione in cui il livello di riconoscimento e lo status giuridico di cui godono queste terapie variano considerevolmente da uno stato all'altro. E la regolarizzazione va sostenuta soprattutto a garanzia dell'utente, il quale ha diritto a professionisti preparati, consapevoli dei propri limiti, dotati di un sistema di autoregolamentazione e sottoposti a controllo esterno.
        La risoluzione del Consiglio d'Europa prefigura dunque un quadro di integrazione delle diverse forme di medicina, convenzionali e non, che il paziente potrà eleggere volta per volta su consiglio del medico di famiglia o in base alla propria libera scelta.
        Viene affrontato infine anche il tema della formazione e della ricerca, fondamentali per un adeguato sviluppo del processo di integrazione. Nel primo caso auspicando il coinvolgimento delle Università alle quali spetterebbe il compito di organizzare nelle proprie strutture corsi adeguati sulle medicine non convenzionali e complementari. Per quanto riguarda invece la ricerca, l'Assemblea invita gli stati membri a sostenere e sviluppare gli studi comparativi e i programmi di ricerca in corso nell'Unione Europea e a diffonderne ampiamente i risultati. Una richiesta che viene avanzata con forza, da anni, da tutti gli operatori delle medicine non convenzionali.


Articolo di Mariella di Stefano e Elio Rossi
(Trovato su: La Repubblica Salute - Marzo 2000)


Forse questa sarà la volta àbuona, qualcuno dir. Noi (La Leva) abbiamo sempre sostenuto la necessità di dare al cittadino la massima libertà di scelta. Abbiamo sostenoto e propagato il modello olandese, perchè in Olanda già da diversi anni esiste la libertà di cura, oltre che la libertà del cittadino di scegliere!