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Da La Repubblica del 9 giugno 2001
(Pagina 19)

Uccide a coltellate 8 bambini orrore nella scuola di Osaka I 15 minuti di terrore nelle aule di Ikeda, dove uno squilibrato prende a pugnalate alunni e professori. Catturato, chiede: "Voglio essere ucciso"
di RAIMONDO BULTRINI


OSAKA - L'uomo è entrato nella scuola della periferia metropolitana di Osaka con la determinazione del folle. La classe con la veranda aperta era una prima elementare, s'è diretto verso l'insegnante e lo ha colpito con un coltellaccio da cucina lungo più di 20 centimetri. Poi si è voltato verso i piccoli banchi degli scolari impietriti dal terrore: alla fine della sua corsa tra un'aula e l'altra della scuola di Ikeda ne ucciderà 8, di cui 7 femmine e un maschietto, tutti tra i 6 e gli 8 anni, mentre i feriti saranno 15, molti in gravi condizioni, compresi 2 maestri.

Un massacro apparentemente senza motivi, che sembra ricalcato dalla cronaca nera delle scuole d'ogni ordine e grado degli Stati Uniti, ma che non appartiene alla tradizione giapponese, imbrigliata da un rigido sistema scolastico e da una società abituata a contenere ogni manifestazione emotiva.

Infatti il paese, sebbene da qualche tempo terra di piccole e feroci violenze isolate, è sotto choc e ci resterà a lungo. Il neopresidente Junichiro Koizumi ha espresso così il suo sgomento per gli studenti della scuola colpita e per quelli delle altre scuole nipponiche. «Ho il cuore spezzato», ha detto, e nelle successive parole di commento c'era tutta la paura che la tradizionale sicurezza e tranquillità sociale del paese possa essere, ormai, seriamente compromessa.

Non deve sorprendere che il gesto di un folle, Mamoru Takuma, 37 anni, ex bidello di un'altra scuola e già coinvolto in almeno una vicenda che gli procurò l'internamento in un ospedale psichiatrico, possa generare tante paure. Da almeno 6 anni a oggi, da quando la sètta pseudoreligiosa Aum pianificò la strage col gas nervino che uccise 12 persone nel metrò di Tokyo, sono visibili i segni di un degrado che si è accompagnato alla crisi economica e di valori del Giappone moderno.

La scena del massacro è stata descritta confusamente da quanti hanno potuto vedere in azione il folle. Sembra che l'uomo fosse entrato nella prima classe da una veranda cominciando subito a colpire alla cieca prima di passare da una classe all'altra per quasi un quarto d'ora lasciandosi dietro una scia di sangue. A un certo punto, ha raccontato una piccola testimone, dagli altoparlanti della scuola qualcuno ha diffuso un disperato e forse inutile grido d'allarme: «Scappate», ha detto una voce concitata seguita da un colpo secco come di un tavolo caduto a terra. Da ogni classe si sono riversati a decine nei corridoi e nel cortile, mentre molti bambini hanno cercato rifugio, alcuni sanguinanti per le ferite, in un vicino supermercato. Racconterà uno dei commessi di aver visto una bambina presentarsi davanti alla sua cassa completamente coperta di sangue, prima di cadere a terra priva di vita. Solo lei e un'altra delle piccole vittime, a quanto pare, sono decedute quasi sul colpo, gli altri sono morti durante il trasporto in ospedale.

L'assassino, nel frattempo, mentre i dirigenti della scuola facevano sedere in fila nel cortile gli scolari in preda al panico, veniva immobilizzato e picchiato da due insegnanti più coraggiosi che lo hanno disarmato prima dell'arrivo della polizia. «Sono malato, voglio essere condannato a morte», ha detto l'uomo appena ha visto gli agenti, prima di vaneggiare altre parole incomprensibili. Davanti agli inquirenti dirà più tardi di aver preso una dose di tranquillanti «dieci volte superiore a quella che prendo abitualmente», un cocktail che invece di paralizzarlo lo ha evidentemente portato a uno stato paranoico. Si scoprirà più tardi che qualche tempo prima l'uomo era già stato fermato e sottoposto a terapia psichiatrica per aver sciolto forti sedativi nel tè di alcuni insegnanti della scuola per la quale aveva lavorato come custode, in un altro distretto di Osaka, metropoli del sudovest dove ogni quartiere è una piccola città ordinata ed efficiente collegata alle altre da miriadi di trenini di superficie. Takuma non fu arrestato all'epoca per via del suo stato mentale, ma il suo gesto gli costò l'impiego e, di conseguenza, una condizione di timorosa emarginazione abbastanza comune nella società giapponese, come avviene per gli immigrati, soprattutto coreani, e per i burakumin, una sorta di casta degli "intoccabili" che rappresenta uno dei più scottanti tabù della società giapponese