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GLOBALIZZAZIONE E TUTELA DELL'AMBIENTE.

Cos'è la globalizzazione? Il problema della globalizzazione è che, dove c'è solo il liberismo economico ma manca ancora la democrazia, il mercato e il denaro rimangono l'unico valore ... ma si può fare molto per porvi rimedio, purché si elimini l'unico vero male della società attuale: l'indifferenza.

Fonte: http://www.ecofantascienza.it/

Si parla sempre più spesso di globalizzazione. E sempre più spesso se ne parla per dirne male, specialmente da pare degli ambientalisti. Basta guardare al popolo di Seattle e alle vetrine rotte dei McDonald's. Però non sempre gli ambientalisti si oppongono alla globalizzazione. A volte si direbbe che la cavalcano per sfruttarne i potenti strumenti e mandare a segno efficaci campagne, per esempio contro la distruzione delle foreste del Brasile.
E' arrivata l'ora di chiederci cos'è la globalizzazione.
La globalizzazione non è altro che l'economia liberista che si sta diffondendo sempre più velocemente in seguito alla caduta del muro di Berlino e per effetto della diffusione di Internet. L'informatizzazione, la miniaturizzazione, l'informazione satellitare, le fibre ottiche e Internet stanno portando ad una integrazione sempre più profonda di mercati, nazioni e tecnologie, che permette a individui, imprese e nazioni di interagire in maniera più efficace, veloce ed economica che in passato. Questa profonda integrazione sta abbattendo tutte le barriere tra stati e sta portando ad un unico mercato nel quale quello che avviene in una parte del sistema si ripercuote velocemente su tutto il resto dell'economia mondiale.
Molti ambientalisti si oppongono alla globalizzazione e alle leggi di mercato (come 10 anni fa al capitalismo), e ne denunciano i rischi e gli inconvenienti. Eppure, a parte il fatto che non si può "combattere" la legge della domanda e dell'offerta più di quanto non si possa "combattere" la legge di gravità, il liberismo in sé è un valore positivo, non un disvalore.
Il liberismo non è altro che la filosofia degli abitanti di quello che Alexis de Tocqueville, nel suo saggio intitolato "La Democrazia in America", chiamava "il paese degli uomini liberi".
La gente approdata sulle coste del Nord America era scappata dalla povertà, ma anche da stati europei con regimi feudali e oppressivi. Là i nuovi arrivati si liberarono da ogni dipendenza dall'Europa e costruirono un paese libero, dove chiunque poteva liberamente professare le proprie idee e la propria religione, ma anche un paese dove ognuno poteva liberamente darsi da fare per migliorare il proprio tenore di vita.
Per questo costruirono uno stato che era andato strutturandosi a partire dal basso. Le piccole comunità di esuli europei, tagliato ogni legame con la madrepatria, si trovarono nella necessita di provvedere ai bisogni comuni come viabilità, ordine pubblico, giustizia ecc. I problemi che non potevano essere risolti nell'ambito della comunità locale venivano affidati all'istanza statale di livello superiore. Così l'organizzazione dello stato si allarga dalla piccola comunità rurale alla contea, dalla contea allo Stato, e dallo Stato al governo federale. Il liberalismo ha quindi due aspetti: prevede un modello di economia liberista all'interno di uno stato liberista. Questo modello di stato e di libero mercato ha dimostrato di funzionare bene, visto che è stato adottato da tutti i paesi più civili ed economicamente progrediti. Se la democrazia e il mercato sono valori positivi, da dove derivano le preoccupazioni di quelli che si oppongono alla globalizzazione?
Il fatto è che, eliminate le barriere protezionistiche e aperte le vie di comunicazione, il liberismo economico si diffonde spontaneamente, mentre al contrario il modello di stato liberista, cioè la democrazia, è molto più difficile da costruire.
A dir la verità la maggior parte dei paesi del mondo, compresi i paesi ex comunisti, si sono dati un parlamento e libere elezioni, ma anche così il passaggio alla democrazia non è affatto automatico e scontato. Democrazia infatti vuol dire compiti istituzionali svolti con efficienza, tasse ridotte al minimo, leggi semplici, processi decisionali trasparenti. E' necessario inoltre che i cittadini abbiano la capacità e gli strumenti per tenere sotto controllo le decisioni amministrative e politiche. Democrazia in sostanza significa avere gli strumenti per difendere tutti quei valori che è interesse della comunità umana tutelare. Molti paesi emergenti però sono ancora quasi del tutto privi di questi requisiti. E anche nei paesi con alle spalle 70 anni di comunismo una democrazia che funziona non si può facilmente improvvisare. Del resto gli stessi paesi più progrediti e di più consolidata tradizione hanno realizzato la democrazia, chi più e chi meno, ma solo in parte. Se la democrazia ha un difetto, è che è difficile da conquistare, deve essere consolidata ogni giorno, e la sua conquista non è mai definitiva.

I rischi della globalizzazione

Il problema della globalizzazione è che, dove c'è solo il liberismo economico ma manca ancora la democrazia, il mercato e il denaro rimangono l'unico valore: se gli stati si chiudono dietro barriere protezionistiche, l'economia non può fare un solo passo in avanti. Ma se si aprono al mercato, certamente l'economia cresce, ma rischia di schiacciare e annientare qualsiasi altro valore (per non parlare del fatto che la crescita dell'economia in queste condizioni è squilibrata). E' un problema che già riguarda i paesi più progrediti, ma che diventa drammatico nei paesi con istituzioni meno solide.
Questo è il vero problema: quando il liberismo economico si diffonde a quei paesi che non hanno la possibilità di difendere i più fondamentali valori umani, questi vengono brutalmente calpestati in nome dell'unico valore che rimane: la crescita economica.
Un problema che esisteva anche prima, ma che la globalizzazione ha aggravato.
Un problema che ha indotto Marx tanto tempo fa a indicare nel capitalismo la causa di tutti i mali. Ma Marx e i suoi seguaci hanno commesso un grosso errore: di fronte alla difficoltà di ottenere più democrazia, hanno chiamato tutti gli oppressi del mondo alla lotta contro il sistema liberista, e quindi contro la democrazia stessa. I regimi che si sono ispirati a questa ideologia hanno eretto barriere che hanno reso impossibile l'economia di mercato, e quindi ogni possibilità di miglioramento economico. Nello stesso tempo, negati i principi della democrazia, hanno calpestato qualsiasi valore, dalla libertà alla giustizia alla stessa difesa dell'ambiente. Quali sono dunque le conseguenze del liberismo come unico valore? Si possono riassumere nello sfruttamento esasperato del lavoro, nell'appiattimento culturale e nella distruzione dell'ambiente. Le leggi di mercato, se i rapporti di forza sono squilibrati e se non ci sono reti di sicurezza, agiscono in maniera spietata. Così può capitare che si distrugga una foresta millenaria per ricavarne combustibile per una acciaieria: il danno extra aziendale è sempre superiore a qualsiasi beneficio, ma se mancano strumenti di tutela efficaci, nessuno riesce ad impedirlo. Un'altra forma di sfruttamento brutale riguarda gli schiavi moderni. Milioni e milioni di persone, bambini compresi, vedono la loro vita schiacciata per la necessità di risparmiare qualche dollaro. Così qualche dollaro può valere più di una vita. E infine l'appiattimento culturale e l'omogeneizzazione dei gusti a livello globale. Stiamo scambiando sempre più spesso patrimoni culturali o naturalistici inestimabili con pochi miseri dollari con cui riusciremo a comprare solo qualche prodotto plastificato. Nonostante quello che sostengono i liberisti più radicali, non è questo il libero mercato, perché non tiene conto dei valori effettivi. E non è neppure libero mercato quello controllato, anche nei paesi sviluppati, da potenti cartelli monopolistici. Così ci si accorge che anche il "vero" liberismo economico può essere un valore da tutelare.

La democrazia globale

Che cosa bisogna fare? Alzare di nuovo delle barriere per impedire gli scambi e soffocare il mercato? Istituire nuovi regimi dittatoriali uguali a quelli che sono stati appena ieri bocciati dalla Storia, e che non sono stati comunque mai in grado di difendere quegli stessi valori?
Ricordiamoci di questi regimi: negli ultimi anni, nella Corea del Nord, uno degli ultimi paesi comunisti, è morta per fame circa il 20% della popolazione...
No, non può essere questa la soluzione: non è di meno democrazia che c'è bisogno, ma di più democrazia! E oggi di una democrazia globale! La connessione alla rete delle reti anche degli angoli più sperduti della Terra, può servire per mobilitare l'opinione pubblica dei paesi più progrediti esattamente come può avvenire per un fatto qualsiasi che capita nel proprio paese.
Ecco un esempio: l'ambientalista brasiliano Keith Alger, per salvare un lembo della foresta pluviale minacciata dai disboscamenti, si è rivolto ad una associazione ecologista di Washington, la Conservation International. Grazie alla pressione dell'opinione pubblica internazionale, il governo brasiliano ha vietato il taglio del legname nella parte meridionale dello Stato di Bahia, istituendo un parco naturale che già offre molte opportunità di lavoro. I consumatori dei paesi più ricchi hanno anche altre armi a loro disposizione: possono per esempio boicottare i prodotti di quelle multinazionali che nei paesi poveri sfruttano in maniera selvaggia il lavoro e l'ambiente. Possono indurre i più potenti gruppi economici a sostenere iniziative umanitarie o per la difesa dell'ambiente al fine di migliorare la loro immagine. Possono infine influenzare le decisioni politiche dei loro paesi che producono effetti a livello globale.

Ecofantascienza?

Tra le cose che i paesi integrati nell'economia globale possono fare, ci sono innanzi tutto quelle che riguardano un uso più efficiente delle risorse.
Che si tratti di risorse energetiche o del territorio, usare in modo più efficiente le risorse primarie, è tanto più conveniente quanto più queste sono limitate e costose. Conveniente sia dal punto di vista economico che ambientale. Per esempio, produrre elettricità in impianti a più alto rendimento come le centrali a turbogas, e utilizzare integralmente il metano che viene estratto insieme con il petrolio.
Lo spreco di metano riguarda i giacimenti di petrolio troppo lontani dai luoghi di consumo e non collegabili con metanodotti. Il metano sta diventando più prezioso e utile del petrolio, e non si capisce perché non si possa convenientemente trasportarlo anche via mare con navi metaniere. Usando impianti più efficienti ed evitando lo sperpero del metano, il consumo di idrocarburi potrebbe essere ridotto fino a circa un terzo dell'attuale. Ulteriori risparmi di energia si possono fare spingendo più avanti la politica dei tagli agli sprechi (coibentazione, riduzione del trasporto su gomma a favore di metropolitane, ferrovie e trasporto via acqua). Altri risparmi si possono fare sostituendo le carrozzerie di lamiera delle auto con laminati ad alto contenuto di fibra naturale di canapa. Il peso delle auto si ridurrebbe di circa un terzo, e quindi anche il consumo di carburante. Inoltre, se fossero disponibili i motori OX2, si potrebbe risparmiare carburante sia nel trasporto su gomma sia con altri mezzi di trasporto

Solo dopo vengono le cosiddette "energie alternative", che invece finora hanno ricevuto tutte le attenzioni. E' molto più importante ridurre ad un terzo o anche meno il consumo di idrocarburi, che puntare tutto su fonti di energia che ancora pesano poco in termini percentuali. Se invece i consumi complessivi si potranno ridurre in maniera sostanziale, aumenterà in proporzione anche il peso percentuale delle energie alternative e quindi la loro importanza. Anche il territorio è una risorsa sempre più preziosa, che si può e si deve imparare ad usare meglio. La coltivazione di un ettaro di canapa sostituisce circa quattro ettari di altre coltivazioni (cotone) ed altrettanti di "coltivazione di alberi" (silvicoltura).
La canapa è anche indispensabile all'agricoltura come coltura da rinnovo e per allargare il mercato ai prodotti non alimentari. Non richiede pesticidi, migliora il terreno e crea posti di lavoro distribuiti sul territorio per le prime lavorazioni. Fornisce inoltre in grande quantità materie prime pregiate all'industria, che potrà così produrre in quantità beni di consumo meno inquinanti. Anche per quanto riguarda l'appiattimento culturale e la standardizzazione dei gusti la globalizzazione comporta ad un tempo forti rischi ma anche grosse opportunità. Fino ad ora fa le piccole produzioni artigianali, in particolare nel settore alimentare, sono state molto penalizzate. Infatti gli alti costi della promozione commerciale possono essere giustificati solo per quantità di merci molto grandi e di qualità omogenea, quindi in pratica solo per produzioni industriali. Per questo le piccole produzioni ricche di qualità e di tradizione vengono di solito vendute solo in ambito locale e a prezzi molto bassi. Ma adesso, grazie ad Internet, è possibile, facile e non costa nulla, far conoscere e vendere queste piccole produzioni in un mercato molto più ampio, dove la qualità è molto richiesta e ben remunerata.
La situazione dell'ambiente è davanti ad un bivio: nei prossimi anni può peggiorare moltissimo, ma anche migliorare moltissimo: tutto dipenderà dal grado di consapevolezza e di attenzione degli abitanti del "villaggio globale". Ci sono ancora altri interventi di cui dovrebbe farsi carico l'opinione pubblica mondiale, perché sono indispensabili per la tutela dell'ambiente oppure a stendere una minima rete di protezione sociale e a dare un primo aiuto ai paesi più poveri. Per esempio è ormai indispensabile porre dei limiti all'importazione e al commercio del legname proveniente dai paesi tropicali. Già è stato proibito il commercio di avorio e di specie animali e vegetali in pericolo di estinzione. Questi provvedimenti si sono dimostrati opportuni ed efficaci, e dovrebbero ora essere estesi a quelle essenze vegetali necessarie per la conservazione delle foreste equatoriali. Occorre inoltre prendere tutti i provvedimenti per arginare la desertificazione. Le tecniche sono già abbastanza sperimentate, e richiedono solo manodopera locale a basso costo (per fermare l'avanzata delle dune, per costruire dighe di contenimento e pozzi, per reimpiantare una vegetazione adatta al territorio, riforestare ecc.).
Bisognerebbe creare inoltre una rete di protezione sociale minima per favorire nei paesi ex comunisti l'abbandono degli impianti produttivi più inefficienti che sottraggono risorse preziose all'economia. Dare un sostegno minimo alle famiglie provvisoriamente senza alcun reddito permette di velocizzare e rendere più accettabile il passaggio all'economia di mercato e alla democrazia. Questi ultimi provvedimenti hanno dei costi che però sono giustificati con i vantaggi economici, sociali e politici che comportano.

Pasini Cesare
http://www.ecofantascienza.it/