Tute bianche e nere, guardie dell'impero (G8), a Genova mancavano solo i Cavalieri Jedi.
Come ho già avuto modo di comunicare in un mio scritto precedente, a Genova si è girato un film (sulla pelle di molti inconsapevoli attori, in quanto solo alcuni erano professionisti), solo che non era la versione nostrana di Star Wars ma uno snuff movie di cui ancora non conosciamo l'identità del regista e dei produttori, anche se i sospetti ci sono. Al posto delle spade laser hanno usato i più rozzi manganelli, per adoperare i quali non occorre disporre di un'intelligenza evoluta.
In quanto ai Cavalieri Jedi, speriamo intervengano alla prossima manifestazione.
Sono decine le testimonianze pervenutemi, riprese e diffuse in parte anche dalla stampa (soprattutto quella minoritaria ed alternativa), relative ai fatti di Genova, e tutte sostanzialmente coincidono su alcuni contenuti omogenei, inerenti il comportamento adottato dalle forze dell'ordine. Di questi almeno quattro (punti) sono quelli che io giudico importanti per cercare di capire qualcosa oltre l'apparenza ingannevole.
Uno di questi punti, testimoniato da molti manifestanti, (1) è che le forze dell'ordine, mentre con brutalità manganellavano e prendevano a calci manifestanti pacifici ed innocui, tra cui donne, bambini, anziani, giornalisti, ecc., pronunciavano la seguente frase ricorrente: "vi ammazzeremo tutti".
Questo particolare tutt'altro che secondario e sfumato, che solo commentatori ingenui o in malafede possono sottovalutare ed attribuire esclusivamente alla tensione scaturita dalla complessità del contesto circostanziale, unitamente all'altro fatto gravissimo, (2) cioè lo scorrazzamento indisturbato delle tute nere (black blok, dei quali successivamente si è scoperto essere perlopiù stranieri, molti appartenenti a gruppi organizzati di nazisti e di violenti, e ci si dovrebbe domandare come hanno fatto a passare le frontiere, visti i loro probabili precedenti penali e vari segni di riconoscimento di appartenenza al branco), durato parecchie ore con centinaia di loschi figuri che devastavano la città, deve far pensare criticamente e suscitare una giusta dose di apprensione. Soprattutto se a questi due punti, di per sé già più che sufficienti per destare dubbi, si aggiunge anche (3) l'irruzione delle forze dell'ordine nelle due scuole che ospitavano il GSF e l'ufficio stampa ed i vari giornalisti di moltissime testate oltre agli avvocati del servizio legale ed ai medici del servizio sanitario interno, durante la quale oltre alla feroce brutalità sui presenti, praticata senza alcuna distinzione, si è praticamente sfasciato tutto, come se si trattasse di una spedizione punitiva, e si sono asportate quelle che verosimilmente erano le prove dei maltrattamenti che i dimostranti hanno subito nel corso delle manifestazioni di Genova. E non mi si venga a dire che la reazione (comunque smisurata) sarebbe stata provocata da una aggressione compiuta da una sola persona con un coltellino svizzero: per favore cerchiamo di essere seri, stiamo parlando di professionisti preparati ed attrezzati di tutto punto che fanno un'irruzione programmata in ogni minimo dettaglio, e non possiamo pensare che siano emotivamente squilibrati, perché altrimenti qualcuno avrebbe dovuto da tempo dare le dimissioni ... Anche le cosiddette armi sequestrati, possono solo aver destato un'ironica ed amara risata in coloro che hanno visto i filmati trasmessi ... se quelle sono armi allora tutti i campeggiatori sono potenziali criminali. Quella incursione è stata indegna di un paese civile e di istituzioni democratiche, una prova di forza del tutto gratuita ed inopportuna.
Il quarto punto che mi ha destato molta preoccupazione (4) è che tutti coloro che si recavano in ospedale per farsi medicare ed anche coloro che hanno prestato loro soccorso ed assistenza, venivano sistematicamente fermati e schedati dalla polizia, con modalità intimidatorie (episodio già verificatosi recentemente durante le manifestazioni di Napoli).
Questo quarto punto, sul quale è importante soffermarsi, desta in me molte perplessità, perché rivela un approccio al problema quasi delirante oltre che arrogante. Infatti sarebbe come se per risolvere il problema della prostituzione, le forze dell'ordine fermassero per strada e conducessero in questura o nelle caserme, per accertamenti, tutte le donne che passeggiano per i marciapiedi, perlopiù per fare la spesa, come avviene abitualmente. A questo punto la cosiddetta casalinga di Voghera (stereotipo ormai universalmente accettato) si potrebbe giustamente irritare, anche perché avendo da poco acquistato un carrello con le ruote per evitare la fatica di portare a mano i sacchetti della spesa, d'ora in poi per non confonderla con le prostitute, la si vorrebbe mandare a far la spesa in auto o con il taxi.
Simili episodi destano inevitabilmente, tra le altre, le seguenti considerazioni:
- fanno scaturire immediati paralleli con tempi trascorsi, che speravamo fossero ormai improponibili, quali la contrapposizione ideologica e pregiudiziale fascisti comunisti, che fino a poco tempo fa era solo propaganda elettoralistica, puramente strumentale e mistificatoria;
- ricordano comportamenti politico-istituzionali dei paesi dispotici, nei quali la democrazia esiste solo sulla carta o è stata più o meno rimossa nel vivere quotidiano o viene applicata discrezionalmente e con gravi discriminazioni;
- è legittimo temere che componenti dalla retriva cultura repressiva e dotati di una gestione arrogante del potere di cui sono investiti, stanno emergendo e forse prendendo il sopravvento nelle forze dell'ordine;
- si sta correndo molto seriamente il rischio di costituire due fronti sociali gravemente contrapposti, provocando intolleranza e suscitando aggressività anche in coloro che non ne hanno propensione spontanea. Si alimenta quindi l'ostilità verso le forze dell'ordine anche in soggetti pacifici;
- sarebbe veramente ingenuo pensare che tutto ciò sia avvenuto casualmente, ma è più probabile che vi sia stato un disegno intimidatorio, un'orditura certamente non proveniente dal basso, tendente a far desistere i dimostranti pacifici (che sono numerosissimi, la stragrande maggioranza) dall'esercitare il diritto di dissentire e contestare tramite proteste pubbliche, essendo divenute assai pericolose, e correndo oltretutto il rischio di essere scambiati con i facinorosi ed essere screditati dai media e dalla popolazione (tramite mistificazioni pilotate);
- in tal modo probabilmente si ritiene di ridurre drasticamente il numero dei contestatori, facendo perdere forza e credibilità al movimento di protesta, impropriamente definito di antiglobalizzazione (in realtà riguarda le modalità della globalizzazione), e di isolare gli elementi più intransigenti e pericolosi per il potere costituito, tra i quali vengono inseriti gli anarchici (impropriamente, quasi come si trattasse di prassi d'ufficio) ed i componenti dei centri sociali:
- molte persone, che già si sentivano in colpa per non aver partecipato alle manifestazioni di Genova, dopo il comportamento repressivo delle istituzioni, si sentiranno dora in poi in dovere di farlo, per non sentirsi pusillanimi, favorendo sempre più la divisione e la conflittualità nella società italiana, con un probabile ritorno all'ideologia dei blocchi contrapposti ed inconciliabili, che tanti danni e lutti ha già arrecato in passato, compiendo un salto regressivo nel buio culturale, che presuppone l'assunzione di una responsabilità politica gravissima, che non può essere presa alla leggera;
- se dai fatti di Genova, non dovessero scaturire dei responsabili istituzionali, e non mi riferisco alla solita ricerca di capri espiatori, la fiducia della società italiana e della comunità internazionale nell'attuale democrazia, sarebbe gravemente compromessa;
- se i black block hanno potuto recarsi numerosi a Genova ed agire indisturbati arrecando danni per centinaia di miliardi, è legittimo sospettare che vi siano state collusioni istituzionali e che la cosa sia stata organizzata e non certamente casuale. E' probabile quindi che i fantomatici ed opportunistici "black blok" siano loschi figuri mercenari, ben addestrati, al soldo di qualche interesse destabilizzante e mistificatorio.
Alla luce di tutto quanto sopra esposto, vale la pena dubitare delle versioni ufficiali ed apprendere ed applicare un minimo di interpretazione demistificatoria.
Considerando l'enormità degli interessi che sono posti in gioco, è legittimo ritenere che stuoli di esperti (altamente qualificati) siano stati assoldati per perseguire gli obiettivi politici ed economici dell'oligarchia dominante.
E credetemi che la mia non è retorica e neppure fantapolitica.
Possiamo solo ringraziare la tecnologia delle comunicazioni (Internet, telecamere, ecc., che rende l'informazione assai meno censurabile), se ora abbiamo nuovi strumenti di lettura di quanto avviene.
Viviamo senza dubbio in una democrazia apparente ed assai primitiva, nella quale si fa un notevole ricorso alla disinformazione e mistificazione per manipolare il consenso.
Per chi come il sottoscritto da anni è impegnato nel tentativo di sensibilizzare gli interlocutori, favorendo una cultura della legalità, della pace, del dialogo, del rispetto dei diritti civili, ecc., e di conseguenza disprezza ogni forma di prepotenza e prevaricazione, assistere a simili retrivi episodi di repressione becera ed arrogante, è un'atroce sofferenza e costituisce uno schiaffo morale irrimediabile, che non solo getta ombre sulle istituzioni democratiche ma demolisce le speranze nel futuro.
Cordiali saluti
Claudio Martinotti
25 luglio 2001