http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20010930/esteri/10forlove.html

Da La Repubblica del 30 settembre 2001 - Pagina 10

Nella rete dell'antiterrorismo finisce la libertà di informazione
Esplode il caso Bill Maher, che in tv critica Bush. La Casa
Bianca replica con durezza, poi fa marcia indietro la polemica


di FEDERICO RAMPINI

San Francisco
- L'hanno definita "The First Casualty of War".
La prima vittima in guerra è sempre stata lei: la verità.
Nella nuova guerra contro il terrorismo i mass media americani ora si chiedono: quanta libertà d'informazione sarà sacrificata sull'altare della sicurezza? Quale livello di censura la Casa Bianca, il Pentagono e la Cia cercheranno di imporre alla stampa? E quanta autocensura è già in atto fra gli stessi giornalisti, contagiati dal clima patriottico?

A far esplodere il problema è stato il "caso Bill Maher". Il popolare animatore di un talk show della Abc, intitolato "Politically Incorrect" per la sua apertura alle tesi più anticonformiste, stavolta ha osato più del solito. Se l'è presa con George Bush per aver definito i dirottatori dei «codardi».

«I codardi siamo noi ha detto Maher quando lanciamo missili Cruise da 2.000 miglia. Chi pilota un aeroplano fino a schiantarsi contro un grattacielo, chiamatelo come volete, ma non è un codardo». Le reazioni sono state durissime. Prevedibile quella dei telespettatori che hanno intasato i centralini della Abc. Più inquietante, quella di alcune tv locali affiliate al network Abc che hanno oscurato il talk show. Sgradevole anche la decisione di due sponsor della trasmissione i supermercati Sears e il corriere espresso FedEx di annullare i contratti pubblicitari. Ma per i mass media il campanello d'allarme è suonato quando è scesa in campo la Casa Bianca. A dimostrare quanto i nervi presidenziali siano ipersensibili, il portavoce di Bush Ari Fleischer ha dichiarato:
«Bisogna stare attenti a quel che si dice e a quel che si fa».
Attenti a quel che si dice? Insieme alle nuove norme di sicurezza negli aeroporti, è entrata in vigore una disciplina sui messaggi dei media? Rimbeccato dai giornalisti, Fleischer si è rimangiato quella dichiarazione. Ma il disagio resta, turba altre voci del dissenso (come la scrittrice Susan Sontag che aveva espresso tesi identiche a Maher), fa capolino in tutti i grandi giornali. Il timore che nel clima d'emergenza l'informazione diventi uniforme e magari "purgata", si inserisce in una preoccupazione più generale. Se n'è fatta portavoce perfino la più autorevole magistrata americana, il giudice della Corte Suprema Sandra O'Connor. Di vedute conservatrici, e candidata a diventare la prossima presidente dell'organo costituzionale, la O'Connor ha dichiarato: «Rischiamo di conoscere più restrizioni alle nostre libertà personali di quanto non sia mai accaduto nella storia di questo paese». Citando Margaret Thatcher («dove finisce la legge inizia la tirannide») la O'Connor si è chiesta: «Oltre un certo livello, il costo delle misure antiterrorismo sulle libertà civili non supera la sicurezza che queste leggi offrono?». La destra è divisa. Di fronte alla O'Connor, c'è William Safire (ex consigliere di Richard Nixon) che dalle colonne del New York Times denuncia l'ingenua tolleranza e l'eccesso di democrazia delle radio pubbliche, che offrono ampio spazio a voci dell'integralismo islamico in difesa dei talebani. Nel 1941, si chiede Safire, avrebbero dato diritto di replica a Hitler? Nell'insieme la stampa americana finora fa il suo mestiere degnamente. Ha interpretato il dolore del paese ma ha denunciato con vigore gli episodi di razzismo antiarabo. Appoggia una risposta militare a Bin Laden ma avverte contro i rischi. Promuove Bush per il comportamento nella crisi, ma lo ha redarguito quando si è lasciato sfuggire il termine «crociata antiterrorismo». La vera prova però deve ancora cominciare. E' sull'offensiva militare che rischia di calare un forte controllo politico sulle notizie. La Guerra del Golfo fu un disastro per la qualità dell'informazione: per molto tempo tv e giornali ebbero come unica fonte le "veline" ufficiali del Pentagono. L'accenno che Bush ha fatto al Congresso sulle «operazioni segrete» giustifica ogni timore.





- TORNA INDIETRO -