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Al Ministro della Sanità Rosy Bindi

Roma, 7 dicembre 1998

Oggetto:"Integratori" dell'alimentazione

Gent. Ministro Bindi,

ci permettiamo di portare alla Sua attenzione la formazione, avvenuta recentemente, della nostra associazione, una di quelle cui Lei stessa accennava in occasione del convegno fiorentino sulle medicine non convenzionali del 5 dicembre, parlando di associazioni che non offrono servizi ma semplicemente reclamano il diritto, essendo malati o volendo non ammalarsi, di servirsi di strumenti o prodotti più consoni a proprie idee ed opinioni nel campo della salute e della prevenzione, e quindi in materia di alimentazione, anche per quanto riguarda i cosiddetti integratori. Questi sono prodotti che aggiungono all'alimentazione delle sostanze con effetti positivi sulla salute, a scopo preventivo ed in genere per ottimizzare la salute del singolo dal punto di vista nutritivo.

Noi, non solo non costiamo nulla alla Sanità, ma sicuramente facciamo risparmiare dei soldi, poiché abbiamo certezze ideologiche confortate da un sereno confronto con la realtà, e questa realtà per noi è il risultato "scientifico", cioè lo stato di salute ottenuto con l'uso di questi prodotti; e se per es. la medicina ufficiale non se la sentirebbe di asserire che tutto quello che per es. è previsto per l'osteoporosi sia la risposta giusta e se faccia bene o male, noi potremmo appunto dimostrarle l'efficacia dei nostri integratori in questo campo, se solo lei volesse accettare un tipo di sperimentazione con regole diverse, poiché come ha giustamente detto il pomeriggio il dott. Christian Rempp di Strasburgo, non tutte queste regole sono applicabili a tutti i metodi, né tantomeno a tutti i casi ed a tutte le persone: Lei stessa d'altronde concordava che ãogni persona è diversa da un'altra.

Ma noi non stiamo cercando in questa sede di importunarLa con polemiche o con discussioni, anzi noi vogliamo dare il meno fastidio possibile e non chiediamo nulla, se non che questo atteggiamento sia reciproco, nel senso che non vorremmo essere ostacolati nelle nostre scelte sulla salute e sull'alimentazione. Noi non vogliamo un'ipotetica ãanarchia terapeuticaä, noi reclamiamo semplicemente una libertà di scelta terapeutica che Lei stessa ha definito come ãdiritto fondamentaleä ed un uso in particolare degli integratori nei dosaggi che reputiamo opportuno.

Lei sa che a differenza di alcuni altri paesi (USA, Regno Unito, Olanda) la posizione ãufficialeä in Italia su questi prodotti è alquanto restrittiva. Il dipartimento alimenti e nutrizione del Suo ministero sostiene tuttora che le quantità di vitamine e minerali nei prodotti non medicinali debbano essere limitati alle quantità RDA, un limite del tutto irragionevole che non si basa su nessuna disposizione di legge.

Questa posizione ãufficialeä non trova comunque conferma nella realtà del mercato, dove prodotti a dosaggi vitaminici superiori si trovano, non solo nei paesi già nominati ma anche da noi ed in altri paesi a noi vicini che ãufficialmenteä professano di seguire le stesse linee di restrizione.

Si figuri se non siamo d'accordo con Lei quando confessa di non essere d'accordo con certe soluzioni europee dettate da interessi commerciali particolari, ma in questo caso, il peso della situazione ambigua cos“ creatasi spesso ricade sul consumatore, il quale trova il prodotto che cerca, ma solamente di importazione (prezzi più alti a differenza di un prodotto di produzione nazionale) e lo trova spesso con un'etichetta poco informativa (senza indicazione dell'esatto dosaggio vitaminico) perché ãil ministeroä insiste a non volerne sapere di prodotti eccedenti l'RDA, cioè le quantità minime consigliate.

Lei concorderà che un prodotto allo stesso livello di dosaggio di quanto lo sia il minimo consigliato, ha effetti molto limitati, certamente non di ottimizzazione della salute e nemmeno di prevenzione attiva. Cos“ chiediamo che sia abolito il limite irragionevole dei dosaggi RDA e che siano istituiti dei limiti solamente laddove una potenziale tossicità del prodotto ne sconsiglierebbe la libera vendita.

Noi fidiamo in quella ãaperta attenzione, responsabile attività, consapevolezza del problema complessoä del suo Ministero cui Lei accennava in apertura di discorso, e apprezziamo quel ãpasso avanti nei confronti di una realtàä con la quale fare ãserenamente i conti e aprire un confrontoä.

Neanche a noi piace definire non convenzionali certe terapie, o vedere ãl'alternativo come correzione di distorsioniä, o come reazione ad una situazione passata, come Lei lamenta, di dubbia ãefficacia e appropriatezza di farmaci e terapie purtroppo sbagliateä. Se ci permette una spiritosa amichevole soluzione del problema di questa dualità, se è proprio difficile creare dei servizi responsabili, abbandonare soluzioni precostituite, ed ottenere una sincera e onesta ricerca, ed una struttura sanitaria che come Lei dice ã è buona se produce saluteä, potremmo avanzare la proposta di diventare NOI convenzionali, invece di essere definiti con la negazione ãnonä, come è piaciuto agli organizzatori evidenziare tipograficamente nei manifesti.

E per evitare l'antipatica situazione di una differenza che consista solo nel fatto se si passa o no alla cassa, come Lei argutamente asserisce, si potrebbe dare una smussatina a certi eccessi derivanti da un diverso atteggiamento nei confronti degli integratori, e si potrebbe evitare che diventino prodotti di ricchi, come Lei ne paventava la qualifica, senza bisogno di arrivare alla distribuzione tramite vie di mutuabilità, anche semplicemente alleggerendone per es. l'eccesso di aggravi fiscali e doganali dovuti al fatto di essere la maggior parte prodotti extra-comunitari.

E visto che Lei ha asserito che ãnon si fa politica sanitaria se non si fa politica ambientaleä, approfittiamo dell'occasione per sensibilizzare su questo punto il Suo Ministero, visto che ha intenzione di affinare gli strumenti attraverso i quali è possibile ampliare gli orizzonti, che permettano di cercare non più sempre nel sintomo il male (e nel farmaco, o peggio in un solo farmaco il rimedio), ma nell'inquinamento ambientale come causa dell'insorgenza delle patologie, per cui diventa sicuramente poco ãscientificoä cercare soluzioni terapeutiche senza un'indagine in questo senso, e sarebbe certamente il colmo fare una cura di radioterapia e chemioterapia per patologie derivanti da un eccesso di inquinamenti ambientali dovuto proprio all'inquinamento elettromagnetico e radioattivo e a sostanze chimiche tossiche!

In quest'ottica, appariranno obsolete le sperimentazioni in vitro di cellule e virus sicuramente fuori del loro ambiente, come anche sommamente antiscientifica la vivisezione quando Lei stessa è consapevole di quella differenza che rende unici e diversi gli uomini gli uni dagli altri o anche da se stessi in momenti diversi, figurarsi dagli animali!

Alleghiamo a questa lettera un nostro foglio informativo e tre scritti di due esperti e consulenti sulla questione, frutto di altri incontri a Firenze che evidentemente è un terreno fertile per incontri e dibattiti!


VITALE ONORATO