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Parlamento Europeo accetta proposta di direttiva su integratori


Mercoledi' 13 marzo, STRASBURGO. Il Parlamento Europeo, dopo accese discussioni e appassionati interventi dei membri che all'occasione si trovano spaccati in due campi opposti, decide di accettare con 383 voti favorevoli (139 contro e 19 astensioni) la proposta della Commissione EU per un regolamento sugli integratori.

Il Parlamento aveva visto un'intensa campagna di numerosi consumatori, commercianti, naturopati e piccoli produttori contro questa direttiva che a molti pareva proprio un macigno. L'opposizione era contro le macchinose procedure di approvazione di prodotti gia' estremamente sicuri, e contro le limitazioni - ancora da stabilire - ai dosaggi di vitamine e minerali, che si teme potranno togliere dal mercato erboristico e naturale numerosi prodotti oggi disponibili.

Il Commissario UE per la salute e gli affari dei consumatori David Byrne lodava il BEUC, l'ufficio che rappresenta le associazioni dei consumatori presso la Commissione, dicendo che aveva dato il suo sostegno alla proposta. BEUC raggruppa delle associazioni nazionali dei consumatori e riceve un terzo dei suoi finanziamenti dalla stessa Commissione UE. Riferendosi alla campagna contraria, Byrne invece la considerava "basata su asserzioni non vere", su "interpretazioni sbagliate degli scopi della direttiva, sull'uso di argomenti fuorvianti" che a suo parere avevano tratto in inganno i consumatori.

La deputata tedesca Emilia Franziska Mueller, rapporteur, cioe' preparatrice delle raccomandazioni per il voto del Parlamento, diceva che "la direttiva vuole uniformare le leggi degli stati membri in materia di integratori. I produttori cosi' avranno accesso ai mercati sotto uguali condizioni di produzione e vendita." Nelle discussioni precedenti l'approvazione, la stessa Mueller e quasi tutti i deputati favorevoli non perdevano occasione per dichiarare che "nessun prodotto sicuro verra' tolto dal mercato".

Dell'opinione nettamente opposta la deputata irlandese Patricia McKenna, diceva chiaro e tondo: "Credo che questa direttiva sia un assalto inaccettabile contro il diritto dei cittadini di scegliere come curare la propria salute e il proprio benessere." La McKenna aggiungeva ancora "non mi sorprende affatto che l'industria farmaceutica appoggi questa direttiva, perche' fa il loro gioco e sara' per loro un buon affare."

Un'altra deputata, Caroline Jackson, inglese, diceva "I do believe this is a very bad directive (io credo che questa direttiva sia una pessima legge), non nella sua intenzione ma dovuto al metodo che adotta." Dalla Svezia un'altra voce contraria, nella dichiarazione di voto del deputato verde Schoerling: "Sarebbe importante incoraggiare la gente di decidere per se stessa e di essere responsabile per la propria salute. Questa direttiva da' un segnale sbagliato."

Nostro commento al voto: A questo punto, visto il passaggio piu' o meno liscio della direttiva e l'alta probabilita' che fra qualche mese diventi legge anche in Italia, non ci resta che vigilare. Le promesse che la legge non tocchera', come invece molti pensano sia inevitabile, la liberta' di scelta di chi utilizza questi prodotti per star bene, sono state fatte e ci auguriamo che non erano parole a vanvera.

Gia' si vedono pero' altri nubi scure all'orizzonte legislativo: Una revisione delle leggi sui medicinali e la registrazione di molti prodotti erboristici come "medicinali tradizionali a base di erbe" - appannaggio cioe' dell'industria farmaceutica. Vedete gli articoli aparte.