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Oggetto: Integratori alimentari - food supplements

Gentile Onorevole,

La scrivente è un'associazione di consumatori con il fine di proteggere la libertà di scelta del singolo nel campo della salute. Infatti, molti consumatori utilizzano, oltre alle metodiche di medicina naturale, l'integrazione della propria alimentazione con elementi nutritivi e salutistici, vitamine, minerali, acidi grassi, enzimi, erbe ed estratti vegetali di vario tipo, per migliorare il proprio stato di salute e per difendersi dalle conseguenze di fattori ambientali inquinanti e condizioni di stress. Questo uso preventivo e rafforzante della nutrizione da, a dire di chi lo pratica, risultati estremamente positivi.

Il Parlamento Europeo sta discutendo in questi giorni una direttiva proposta dalla Commissione Europea e già esaminata nelle commissioni parlamentarie (industria e ambiente) sul tema degli integratori alimentari.

Abbiamo seguito l'iter della proposta di direttiva fino a questo momento e ci preme portare alla Sua conoscenza alcune considerazioni che riteniamo importanti:

La direttiva, come finora elaborata, fa riferimento sì nella sua introduzione alla libertà di scelta dei consumatori, però nel testo stesso questo riferimento non trova riscontro. L'impostazione della direttiva infatti è piuttosto restrittiva. Due sono i punti maggiormente preoccupanti. Il primo è un elenco cosiddetto "positivo" di ingredienti ammessi che troviamo negli annessi e l'altro è il proposito di limitare i dosaggi di vitamine e minerali con un tipo di procedura (la valutazione tossicologica) non adatta ai prodotti che ne vengono sottoposti.

L'elenco "positivo"

Negli annessi alla proposta di direttiva troviamo degli elenchi di sostanze ammesse (fonti e forme di vitamine e minerali) nella formulazione di integratori, che però escludono tutta una serie di sostanze oggi presenti negli integratori. Se la direttiva passasse così come si presenta adesso, molti dei prodotti che troviamo oggi in commercio, non saranno più disponibili.

Un elenco delle sostanze (soprattutto forme di minerali) che verrebbero a mancare nel caso la direttiva passasse così come oggi è scritta, potrà essere richiamato dal sito de La Leva di Archimede, all'indirizzo:

http://www.laleva.org/integratori/integratorierb.html

Nell'articolo 4. 3 leggiamo che ogni modifica agli annessi è da adottare seguendo la procedura descritta nell'articolo 13. Andando a leggere l'articolo 13, troviamo però un riferimento a quanto detto nell'articolo 5 di una "decisione 1999/468/EC, con riferimento all'articolo 7 (3) e all'articolo 8 della stessa.

Cerchiamo di spiegare in parole semplici: la procedura alla quale viene fatto riferimento è complicata ed estremamente costosa. Per aggiungere una sostanza agli annessi, si richiede un "dossier farmaceutico" che comprova in modo scientifico e senza ombra di dubbio, attraverso ricerche cliniche e prove tossicologiche che la sostanza è stata "scientificamente valutata", cioè che se ne conosca il dosaggio mortale (cosiddetto LD 50), la sua farmacocinesi, le trasformazioni metaboliche e così via. Oltre ad essere estremamente costose, queste ricerche implicano la sofferenza inutile e la morte di molte migliaia di animali da laboratorio, sacrificati per causa di una procedura crudele che alcuni chiamano "scientifica", applicata a sostanze che in essenza sono ingredienti alimentari.

Una volta il dossier scientifico è stato presentato, l'SCF, il Comitato Scientifico per gli Alimenti, delibera a porte chiuse e il suo verdetto determina se una sostanza potrà essere utilizzata negli integratori o meno.

Le sostanze già approvate (quelle che troviamo negli annessi allegati alla proposta, che provengono da un elenco analogo elaborato per gli alimenti dei neonati e dei bebé) sono quelle storicamente utilizzate nei prodotti medicinali e perciò sono già corredate di tutte le ricerche richieste. La più gran parte delle sostanze sviluppate in tempi moderni non sono state utilizzate nei medicinali ed i produttori o dovranno affrontare ingenti investimenti (non probabile perché le sostanze non sono brevettabili) nell'ordine di centinaia di migliaia di euro per ogni singola sostanza, pena il ritiro di queste sostanze dal mercato.

Un'alternativa diversa, dalle conseguenze forse ancora più serie, è che queste sostanze saranno costrette a formare una nuova "zona grigia", un mercato nero di prodotti che vengono richiesti dai consumatori ma che le autorità fingono di non vedere. Le implicazioni per la libertà di scelta dei consumatori sono alquanto serie e potranno, nell'ipotesi estrema, vanificare tutto il progetto. Non sarebbe meglio restare senza una direttiva se la consequenza di essa è che i consumatori si dovranno rivolgere ad un "mercato grigio" per ottenere i prodotti di loro scelta per mantenersi sani?

Dosaggi

In materia di dosaggi vitaminici, la proposta di direttiva afferma che le quantità massime delle vitamine e dei minerali ammesse nella formulazione sarebbero da basarsi su livelli sicuri di dosaggio, in in alcuni casi su "dosaggi di riferimento", le cosiddette RDA.

Un piccolo problema: nessuno ancora ci dice quali saranno questi "livelli sicuri" di dosaggio. Piuttosto si fa riferimento ad una procedura del tutto mancante in trasparenza, secondo la quale il Comitato Scientifico per gli Alimenti (SCF) sarà chiamato ad esprimere la sua opinione, che poi successivamente sarà presa in considerazione, in modo del tutto autonomo, dalla Commissione Europea, nel fissare livelli massimi di dosaggio "permessi".

Sia le deliberazioni del Comitato Scientifico che quelle successive della Commissione mancano di parametri certi. Per esempio, il Comitato Scientifico, pubblicando livelli sicuri di dosaggio di alcuni nutrienti, ha fissato dei livelli per alcuni, per altri non li ha fissati, dicendo che mancano dati sufficienti, e per una sostanza si è rifiutato a fissare un livello sicuro, motivando la decisione con l'assenza di "ragioni scientifiche" per una integrazione ad un livello più alto del livello minimo (RDA) della sostanza. La Commissione Europea dovrà considerare queste decisioni (o non decisioni) del Comitato Scientifico, per poi fissare i livelli di dosaggio effettivi, tenendo conto "di altri fattori" non ancora definiti. In somma, le decisioni mancano di trasparenza e saranno in tutta probabilità molto arbitrarie.

A parte la mancanza di trasparenza della procedura, esiste un problema con l'applicazione della "analisi del rischio" alle sostanze nutrienti. Le procedure dell'analisi del rischio furono sviluppate dai tossicologi per guidare la lotta contro le sostanze chimiche tossiche nell'ambiente e contro gli organismi portatori di malattie. La premessa di base è che queste tossine e questi organismi non debbano entrare nella nostra catena alimentare. Per le sostanze nutrienti, questa premessa non è applicabile, la loro presenza nella catena alimentare è di vitale importanza. E così infatti, le procedure e le metodologie tossicologiche non sono compatibili con la valutazione delle sostanze nutrienti. Per queste ragioni, la procedura proposta dalla Commissione si pone in netto contrasto con la libertà di scelta dei consumatori.

Molti consumatori sono preoccupati per questi sviluppi e stanno esprimendo con la loro firma su una petizione in internet, il desiderio che il legislatore comunitario tenga conto della loro libertà di scelta in materia di salute.

La petizione, già firmata da più di 13.000 persone di tutto il mondo, insieme ad alcuni documenti che ne spiegano la portata, può essere consultata in internet, all'indirizzo

http://www.laleva.org/petizione/petition_index.html

Perché fare una direttiva?

Mentre siamo perfettamente d'accordo con il fatto che tutti i prodotti in commercio, incluso gli integratori, debbano essere sicuri al consumo, non possiamo ammettere che senza alcun motivo importante, ed in nome della "tutela dei consumatori" sia di fatto negato il diritto di prendersi cura della propria salute con i mezzi nutrizionali che ognuno di noi preferisce.

Il fatto è che, secondo le statistiche ufficiali, gli integratori vitaminici e minerali sono tra i prodotti più sicuri oggi esistenti, anche in quei paesi dove gran parte della popolazione ne fa uso regolarmente. Una elaborazione grafica dei relativi rischi di morte si trova sul nostro sito internet all'indirizzo

http://www.laleva.org/petizione/italiano/ronlaw_it.html

sotto la voce "Elaborazione statistica delle più frequenti cause di morte"

Da questa analisi preparata da Ron Law, direttore della National Nutritional Foods Association in Nuova Zelanda, emerge chiaramente che semmai sono i medicinali di produzione farmaceutica a necessitare di controlli e limitazioni nell'uso, tant'è vero che i "medicinali scientificamente valutati, registrati, correttamente prescritti e presi secondo le istruzioni" sono, a causa dei loro dannosi "effetti collaterali" assurti al quarto posto nella classifica delle cause di morte più frequenti, subito dopo il cancro e il fumo di sigarette.

Dovremmo chiederci, nella luce di questi fatti, se i metodi di controllo scientifico applicati ai medicinali, avrebbero un qualche effetto per migliorare la sicurezza degli integratori. Ammesso e non concesso che questo sia il caso, quali poi sarebbero i costi sociali di un'operazione del genere?

Oltre alla drastica riduzione della libertà di scelta dei consumatori in materia di prevenzione e salute, crediamo che con il passaggio della direttiva nella sua versione odierna verrebbe a meno l'effetto positivo sulla salute pubblica dell'ampia disponibilità di prodotti nutritivi che dipende in larga misura dalla capacità dei produttori (piccola e media industria) di rispondere agli sviluppi scientifici e tecnologici.

Cui prodest?

Cui prodest - "chi ne può trarre vantaggio?" è la domanda che ci dobbiamo porre visto il gran numero di "soluzioni" illogiche che troviamo nel testo della direttiva.

La risposta è che gli unici a trarre profitto dal mettere agli integratori una vera e propria "camicia di forza" saranno le multinazionali del settore farmaceutico. La direttiva farà sì che trovino quello che con un'eufemismo anglosassone viene chiamato un "level playing field", cioè un campo di gioco che permetta a tutti di competere alla pari. Solo che semmai qui saranno a competere i grandi produttori farmaceutici tra di loro.

Il passaggio di questa direttiva darà il controllo del mercato alle multinazionali del farmaco perché


La conseguenza: prezzi al consumo più alti, perché dopo l'eliminazione della concorrenza della piccola e media industria, le multinazionali del farmaco saranno in grado di fissare i prezzi quasi "a piacere".

Per i consumatori, una conseguenza importante sarà il fatto che non saranno più in grado di trovare molti prodotti nutritivi per la salute, oltre ai prezzi maggiorati per quello che riusciranno a procurarsi.

Si pensa anche ad un effetto negativo per la pubblica salute, perché la minore disponibilità di prodotti nutritivi efficaci farà una efficace prevenzione più difficile.

Per queste ragioni La preghiamo di richiedere un profondo riesame della normativa proposta, e di negare il sostegno alla direttiva, finché non garantisca in modo inequivoco la disponibilità di livelli ottimali di sostanze nutrienti per la salute e non intacchi la libertà di scelta dei consumatori.

La Leva di Archimede
Vitale Onorato