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Seconda giornata

BEETHOVEN AVREBBE INDOSSATO IL CASCO SUL MOTORINO?

"Passa un giorno, passa l'altro,
mai non torna il nostro Anselmo,
perché egli era molto scaltro
andò in guerra e mise l'elmo . . ."
(Giovanni Visconti-Venosta, La partenza del crociato)

(Introduzione. Adagio molto) (Musica dal vivo)
Come facevano quando non esistevano radio e dischi?
Si arrangiavano! Franz Liszt "arrangiava", cioè trascriveva le sinfonie di Beethoven per pianoforte e le andava eseguendo o le rendeva eseguibili da chiunque avesse un pianoforte a casa. Lo stesso faceva con i melodrammi di Bellini, Verdi, il genero Wagner, parafrasandone le arie più significative per cui un'esecuzione pianistica risvegliava i ricordi di chi vi aveva assistito a teatro o stimolava quelli che non l'avevano mai vista: il teatro non è sempre disponibile a rappresentare tutte le opere sempre come i dischi!
E così Ferruccio Busoni trascriveva le toccate e fughe di Bach dall'organo al pianoforte: anche un grandioso organo a canne non è a portata di mano nelle case!
I più ricchi potevano permettersi più di qualche strumento a casa, Felix Mendelssohn-Bartholdy addirittura, oltre ad avere in casa sua sorella Fanny e altri fratelli e sorelle, essendo di famiglia benestante poteva avere a sua disposizione un'intera orchestra: gli fu facile comporre così a 17 anni il "Sogno di una notte di mezz'estate": non poteva certo comporre musiche arrabbiate alla Beethoven!
Comunque le musiche da camera potevano essere facilmente eseguite in casa da tanti, anche con l'aiuto di amici. Ma è ovvio che questo implicava un coinvolgimento personale, a meno che si avessero dei servi per l'esecuzione! O si pagassero dei musicanti! Come il conte Almaviva nel rossiniano Barbiere di Siviglia o il mozartiano Don Giovanni nella scena del pranzo con sottofondo musicale di vari brani, a mo' di radio..
(attacca subito. Allegro con brio)
(Capigliatura dal vivo)
A meno che ti chiami Re Sole e puoi permetterti un'orchestra che ti accompagna tipo walkman: in questo caso, il fiorentino Lulli, francesizzato Jean Baptiste Lully, fungeva da walkman. Il Re ordinava e Lullino eseguiva e scriveva le "Sinfonie per il riposo del Re", le "Sinfonie per il pranzo del Re", etc.!
Avete visto com'è carino Lulli con quel parruccone come lo ritrae il grande P. Mignard?

Stessa sorte è toccata ai famosi Bach e Mozart. Bach era stipendiato (700 talleri!) a Lipsia come cantor, ossia come direttore, professore, compositore e doveva scrivere cantate ogni domenica secondo la festività liturgica: ne ha scritte infatti centinaia! E doveva abbozzare a tante cose, come tutti gli impiegati!
Guardate che faccia rassegnata, con un broncio che cerca di trasformare in sorriso che ha nel ritratto fattogli da Hausmann, dove agita un foglietto di musica che è quella che gli procura i talleri per sfamare i suoi venti figli! E guardate che bel parruccone da motociclista!

E il grande Mozart? Il grande Mozart mangiava con i servi in cucina! E come tale veniva sì stipendiato ma anche rimproverato e punito! Anche lui avete visto che bella collezione di parrucche aveva nel film di M. Forman!

E Beethoven? Diamine, scherzateci poco con lui!
Parrucca? Non avete visto che bella chioma ha nel famoso ritratto di Joseph Carl Stieler (con la partitura in mano della Missa Solemnis), nell'altro di Ferdinand Schimon, o nel busto bronzeo di Franz Klein, o in quello di marmo policromo di Max Klinger a Leipzig dove egli viene rappresentato seminudo e con un'aquila, come Giove, come un Dio!?
E' un bel tipetto, Ludwig! Lui, non solo aveva i suoi capelli da mostrare e disdegnava la parrucca, ma non era servo di nessuno e non scriveva al soldo di nessuno! Scriveva solo quando gli pareva a lui! Lui non si inchinava ai principi! I principi si inchinavano a lui! Per ottenere qualche cambiamento nell'opera "Leonora" la principessa Lichnowski gli si dovette buttare in ginocchio circondandolo con le braccia, e per convincerlo dovette chiedergli di farlo per sua madre! Solo così riuscì a commuovere il cocciuto e irascibile leone! L'irascibile leone che strappò la dedica a Napoleone della sua sinfonia "Eroica" quando seppe del suo gesto spavaldo di auto-incoronazione, e ormai deluso del suo falso eroe della libertà scrisse in seguito per giunta la celebrazione della sua sconfitta ("La vittoria di Wellington") dove addirittura prevede un direttore per un'orchestra insolita fatta di moschetti e cannoni che sparano a tempo! Cosa che Ciaikovski amplificò celebrando un'altra sconfitta di Napoleone nella sua Ouverture 1812 dove aggiunse campane a festa! Che Beethoven avrebbe ascoltato con giubilo, mentre avrebbe strappato con furia incredulo e perplesso le partiture delle celebrazioni napoleoniche di Le Suer e di Paisiello.

(Adagio molto e cantabile)
(Il non sacro non romano impero burocratico economico)
Beethoven, che teneva sul suo tavolo un busto di Bruto, il tirannicida, mal tollererebbe l'uso del suo "Inno alla gioia" come inno usato "a celebrare dei nuovi, piccoli Napoleoni, insieme al denaro loro Dio" come dice Ida Magli, l'inno di quell' "Impero burocratico costituitosi a Bruxelles" che ha "necessità di un sistema dittatoriale per reggere alle spinte disgregatrici provenienti da un insieme di popoli diversi e accorpati soltanto da istituzioni stabilite a tavolino". Un impero burocratico che ancor più drammaticamente strapperebbe il grido del titolo dell'ultimo libro di Luigi De Marchi: "O noi o loro"! Perché hanno creato con l'unione europea quella che la Magli chiama "la più forte delle dittature imperialistiche che i popoli abbiano mai sperimentato . . . Ci saranno un gruppo di Imperatori, i Venti, che siederanno nella Commissione che governa l'Europa". Quasi quattrocento milioni di europei governati da venti mafiosi! I quali si stanno dando da fare per "obbligare i popoli a realizzare i disegni dei potenti per amore. Ma quest'obbligo non è meno violento ed autoritario di quello che spingeva i popoli all'azione in base all'odio proprio perché si fonda su presupposti privi di realtà e funzionali soltanto a chi esercita il potere."

Quali sono questi presupposti? Che esista l'Europa! Ma la Magli ne nega l'esistenza: ". . . l'Europa come continente univoco non è mai esistita e non esiste . . .
Dire Europa, non significa dire né unità territoriale, né climatica, né storica, né psicologica, né linguistica, ma, al contrario, la ricchezza della più vasta diversità . . . Si potrà mai affermare che il teatro di Eduardo è europeo? . . . europei Ladri di biciclette o Roma città aperta . . . Wagner è europeo? . . . Se Mozart non si azzardava a comporre un'opera il cui libretto non fosse scritto in italiano, questo non lo rende italiano, così come non lo rende spagnolo o francese aver creato il più grande Don Giovanni che sia mai stato ideato."
E ribadisce: "L'esistenza dell'Impero è stata dichiarata a tavolino e se ne è organizzato il Governo senza aver conquistato e unificato il territorio".

Beethoven, come ha ripudiato Napoleone, ripudierebbe anche i falsi ideali della Rivoluzione francese, se avesse intuito che far cadere il Re di Francia (e lo Zar di Russia poi) facevano parte di un progetto grandioso che doveva portare gradualmente non solo all'UE, ma ad un governo mondiale! Quando Amato parla di Bossi (v. articolo di A. Longo nelle Repubblica del 30 aprile 2001 a pag.7) parlando con aria da adulto che guarda paternamente il bambino che crede alle favole, dell'Europa come frutto del complotto comunista-massonico e della demo-pluto-giudaicocrazia non fa che confermare la cosa! Non se ne accorge? Se già alla fine del 1800 e agli inizi del 1900 si paventava questo scrivendone, e prima ancora che avvenisse, la si temeva, ora che à avvenuta, come negare il tutto? E per esempio, come la mettiamo con l'unità d'Italia, con i fervori risorgimentali? Poiché, come osserva la Magli ad un interlocutore, "l'Unione Europea avrebbe significato comunque la fine dell'unità d'Italia", come insiste e precisa in seguito: "La morte delle Nazioni è uno degli scopi dichiarati dell'Unione Europea . . . cancellare l'appartenenza ad un determinato territorio, e all'identità di gruppo che questa appartenenza comporta . . . operazione di una violenza inaudita . . . e nella Costituzione non soltanto non è previsto nessun parlamento e nessuna bandiera sovranazionale, ma addirittura in tutto il suo testo non esiste la parola 'Europa'." Che cosa dicono i garibaldini, gli sbandieratori di fiamme tricolori che hanno fatto colare a picco l'italianità? Gli oppositori dei revisionisti storici che raccontano altre versioni di questa sdolcinata e pittorica storia dell'unità d'Italia fatta a suon di fucili e di massacri? Questa falsa unificazione di una presunta italianità geografica fatta in realtà di differenze abissali né più né meno come l'Europa, fatta a sua volta di vari stati unificati, come l'Italia, arbitrariamente e forzatamente (Jugoslavia, Cecoslovacchia, Belgio, Spagna, Francia, Germania: tutti stati inesistenti: in realtà hanno fatto solo crollare regni preesistenti e poi hanno accorpato il tutto arbitrariamente, non quindi unificazione d'Italia o di Russia, ma distruzione del Regno delle Due Sicilie, del Granducato di Toscana, dello Stato Pontificio, dell'Ucraina, della Lituania, etc.). La prova ne sono i continui inestinguibili tentativi di affermare una propria identità etnica da parte di baschi, scozzesi, irlandesi, corsi, ceceni, croati, kossovari, etc..

Beethoven non vorrebbe più condividere con Schiller gli ideali di "liberté, fraternité, égalité" se avesse intuito che cosa implica quest'"égalité", ossia "l'omologazione degli Stati e dei cittadini", se avesse capito quale sarebbe stato "lo scopo ultimo, quello vero, dell'operazione politica dell'uguaglianza. Disgregare l'Io dei Popoli disgregando l'Io degli Individui in modo da poterli dominare con una nuova forma di sudditanza". Quando si parla di "égalité" non si pensa alle differenze, quelle "differenze fra i popoli, che fanno la ricchezza della Specie, e che ne moltiplicano all'infinito le capacità, le invenzioni".
Ma, (è sempre la Magli che parla coraggiosa e infuocata come una Giovanna d'Arco), "è proprio questo che l'Unione Europea si è proposta di eliminare: le differenze. Il modo con il quale il valore "uguaglianza" viene piegato all'annientamento della libertà, ha assunto, in Europa, un ritmo veramente feroce. Il meccanismo con il quale si riducono gli uomini ad una uguaglianza concreta, dunque allucinatoria in quanto nessun individuo è uguale all'altro, è ormai funzionale esclusivamente al Potere . . . Quello che si vuole ottenere comunque è proprio l'eliminazione di qualsiasi differenza: psicologica, culturale, sociale, etica, politica".
E paragona questa coercizione a quella della "struttura militare, oppure quella religiosa. La coercizione è identica".

(Andante moderato)
(Adorazione del vitello d'oro)
Beethoven non permetterebbe che si dissacrasse l'"Allegro assai vivace" del suo

"alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt"
("tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua soave ala ondeggia")

("Sub umbram alarum tuarum protege (Transl. ex Heb. Sanct. Pagn.: absconde) me": "All'ombra delle tue ali proteggimi (Ebr.: nascondimi): Ps.16,8, e anche 35,8 e 56,2 e 60,5 e 62,8).
Beethoven non tollererebbe che il suo "Andante maestoso"

"Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuss der ganzen Welt!
("Stringetevi, popoli!
Questo bacio a tutto il mondo!")

servisse come bacio di Giuda agli adoratori del vitello d'oro, quelli che sono i sacerdoti dell'UE: gli economisti, come inveisce la Magli, come un Gesù che caccia i mercanti dal tempio: "Per diventare Sacerdoti -ossia detentori del Potere- gli Economisti hanno finalmente proclamato che Dio è Denaro e che le strutture liturgiche al suo servizio sono le regole dell'economia. La moneta -l'Euro- è il tabernacolo che i 375 milioni di credenti sono chiamati ad adorare, inginocchiandosi al suo avvento, offrendosi vittime per il suo Regno . . . i parametri di Maastricht sono un tabernacolo posto sull'altare al riparo da qualsiasi mano non sacerdotale. Se c'è qualcuno che osa dubitare della presenza reale del Dio nel tabernacolo, sicuramente però non potrà andare al di là del dubbio. Mai e poi mai getterebbe in terra l'Ostia."
Analoghi concetti aveva espresso in pratica quasi contemporaneamente Illich parlando di questo "mondo in cui gli economisti prendono il posto dei preti".
E Beethoven non sopporterebbe che questi adoratori del vitello d'oro, quei sepolcri imbiancati contro i quali inveiscono ogni volta che li vedono Gesù e S. Giovanni Battista commuovano la gente usando sacrilegamente la musica del suo "Pater noster" per i loro loschi scopi:

"Brüder! über'm Sternenzelt
Muss ein lieber Vater wohnen."
("Fratelli! sopra questa tenda stellata
deve abitare un padre che ci ama")

(Ho preferito tradurre "tenda" e non "volta" perché più intonato al paragone biblico di Dio che stende il cielo e le nubi come una tenda: v. Giobbe 36,29, Isaia 45,12 e 51,13).

E Gesù prenderebbe la frusta per cacciare questi sacrileghi dissacratori di Beethoven che col suo "Adagio ma non troppo, ma devoto" crea una musica sacra degna di una solenne benedizione eucaristica vespertina con splendido ostensorio e delicato tintinnar di campanelli fra volute d'incenso che salgono al cielo insieme alla musica come una preghiera (salmo 140: "Dirigatur oratio mea sicut incensum in cospectu tuo"; transl. ex Heb. Sanct. Pagn.: "Firmetur oratio mea sicut suffimentum in conspectu tuo") ("Si innalzi la mia preghiera come incenso al tuo cospetto"; o secondo la traduzione dall'ebraico: "Si fissi la mia preghiera al tuo cospetto come un profumo, un suffumigio):

"Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such ihn über'm Sternenzelt!
Über Sternen muss er wohnen"
("Vi prostate, popoli?
Intuisci tu, o mondo, il tuo Creatore?
Cercalo sopra la tenda stellata!
Sopra le stelle egli sicuramente abita")


(Corale luterano)
(I mercanti del tempio-banca)
E Martin Lutero tuonerebbe dal suo pulpito contro questi farisaici creatori di leggi dell'economia che come dice la Magli "malgrado nessuno possa dimostrarne l'obiettività scientifica, sono assunte al rango di verità indiscutibile, di vera e propria religione."
E mette in guardia: "è l'economia che dirige il mondo. Gli economisti si sono accorti che questa era un'arma che li poneva a capo di qualsiasi sistema sociale, mettendo nelle loro mani tutto il potere . . . parlano soltanto di moneta, di mercati, di bilanci, e tengono ben nascosta l'idea che li muove: la formazione di un Impero governato in base alle strutture economiche, ossia da loro."

Questa è l'Europa del vitello d'oro! L'Europa degli usurai contro i quali tuonava e tuonerebbe Lutero, invocando su di loro il fuoco, la distruzione totale e la copertura di terra per non lasciarne traccia! Altro che Gesù che rovescia i tavoli dei cambiavalute! Che direbbe Gesù di questi nuovi usurai che come osserva Lutero si giustificano sentendosi autorizzati dal versetto 23,21 del Deuteronomio?
Perché questi sono gli autori e gli attori dell'UE, citando la Magli: "gli industriali, i commercianti, i bancari, tutti coloro che sono interessati allo sviluppo dei mercati . . . "
E la banca è usura per natura, anche con interessi bassi, e il commercio è truffa per natura. E l'altra truffa, o beffa, è il pensare all'EU, quando invece ormai già esiste il governo mondiale! Governo tramite i soldi e l'oro! Un intreccio di rovi ormai folto e forte fatto di FMI, WTO, WHO, NAFTA, MAI, CODEX ALIMENTARIUS, UNESCO, FAO, ONU, OMS, etc.. Tutto il pianeta è ormai avvolto da questo fitto invincibile intreccio di rovi, ed uscirne fuori è forse ormai impossibile, comunque difficilissimo: è come una mosca che debba liberarsi da una ragnatela nei cui fili ormai sia involta. Il problema dell'uscirne fuori è di non aspettare che altri lo facciano per noi: bisogna che ognuno lo faccia per se. La Magli centra questo aspetto della ragnatela europea: "Il fatto che riguardi tanti popoli diversi fra loro provoca un estraniamento, una specie di rinvio di responsabilità che fa sì che nessuno pensi di dover essere proprio lui a reagire."

Sentiamo anche Ivan Illich: "L'attuale società industriale organizza la vita in funzione delle merci . . . la vita stessa finisce per dipendere quasi esclusivamente dal consumo di merci vendute sul mercato mondiale . . . beni standardizzati, concepiti e realizzati ad uso di un futuro consumatore già addestrato dall'agente del produttore ad aver bisogno di ciò che gli viene offerto . . . Il consumatore dipendente nasce allorquando il neonato piange perché vuole il biberon . . . "
E' stata creata la figura giuridicamente specifica del consumatore con la scusa di difenderne e tutelarne gli interessi: in realtà per sancirne la condanna a quel ruolo, ruolo di consumatore, tipo gallina d'allevamento! Mangia e produci!

(Scherzo. Molto vivace)
(Lavoro e disoccupazione)
Beethoven rifiuta di farsi servo alla stregua di un cuoco o di un guardiniere, e di stare alle dipendenze quotidiane di un capriccioso sovrano che gli ordini di comporre questo o quello: così facendo anticipa le ormai tardive osservazioni della Magli, come quelle di Illich.

Non ci rendiamo conto che possiamo anche essere dei Mozart, ma sempre in cucina coi servi mangiamo: o sei direttore o subalterno, sempre otto ore devi lavorare, anzi di più! O sei carceriere o carcerato, sempre in carcere passi la tua vita! O sei pecora o cane pastore, sempre col gregge stai!
Siamo come polli in gabbia, come galline d'allevamento, come maiali all'ingrasso, nutriti con mangime transgenico e pieno di ormoni che gonfiano sicché poi, o solenne frode! paghiamo per non mangiare, sborsiamo milioni per fare diete, sborsiamo soldi per sollevare pesi, per fare ginnastica in palestra: o somma aberrazone! o tempora o mores! o grulli! o gonzi! andate a fare gli scaricatori di porto piuttosto, che vi pagano! Per non parlare di quelli che spendono un sacco di soldi per drogarsi e poi altrettanti per disintossicarsi oltre poi a lavorare gratis nei centri di disintossicazione! Che bella invenzione! Allora stanno meglio i barboni, i clochard! tanto a che serve lavorare! Come dice il Pinocchio del Collodi, confessando quale sia il mestiere più bello del mondo: "Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo." E' l'epigrafe introduttiva del frontespizio dello studio di Francesca Meneghetti Casarin "I vagabondi. La società e lo Stato nella Repubblica Veneta alla fine del '700", dove ella analizza "tutti gli 865 fascicoli che stanno a testimoniare i relativi procedimenti penali intentati contro i vagabondi e i malviventi dai rettori delle principali città del Dominio veneto, tra il 1782 e il 1797". I vagabondi, a quell'epoca sono numericamente così infestanti da preoccupare il Consiglio dei Dieci tanto da costringerlo a prendere dei provvedimenti, cioè a cacciarli via o in prigione! Oggi abbiamo il "Consiglio dei Venti", che, come dice la Magli, "sta costringendo 375 milioni di individui a diventare uguali per formare così la massa", ottenendo "un popolo-crema . . . privo di forma", che "come tale non è un popolo", è ovvio, ma che importa loro? Vogliono solo una massa di schiavi, mica una razza pura di schiavi!
Quindi, zingari, tuareg e vagabondi sono mal visti, perché sfuggono al controllo e perché se no, chi lavora per loro? Pertanto, per ottenere questo, era necessario creare la dipendenza dal lavoro ai fini della sopravvivenza, quella che Illich chiama "dipendenza impotente", sicché, come dice la Magli, "gli uomini si trovano annientati davanti al Lavoro, costretti a supplicarlo in ginocchio perché li lasci vivere. . . Perché -ed è questo il punto- il Potere ha assunto le vesti del Lavoro in una Europa che non sopportava più il potere dei Re, degli Zar, dei Papi. L'Unione Europea rappresenta il massimo sforzo per ripristinarne i fasti, e la disoccupazione è il suo strumento."

La salvezza quindi, per sfuggire a questa trappola, è nel titolo di un libro di Ivan Illich: "La disoccupazione creativa. Un'alternativa desiderabile all'attuale declino delle forme tradizionali d'impiego."
Ribadisce la Magli, in consonanza con Illich: "E' dunque questa la prima cosa da fare: restituire agli uomini il primato, lasciarli liberi di definire 'lavoro' tutto quello che vogliono essere e fare."
E' interessante per esempio, la creatività, l'inventiva di un certo Domenico Bellotto, trentaduenne, il quale, arrestato all'alba del 14 gennaio 1796, perplesso, senza sapere perché, come riferisce la Meneghetti Casarin, "compare in maniche di camicia, le scarpe sdrucite ai piedi, innanzi al nobile Iseppo Diedo, podestà e capitano di Treviso, per rispondere alle imputazioni relative alle proprie abitudini di vita." Guardate che catena lavorativa si è inventato il Bellotto, come riporta la Meneghetti Casarin: "Il mestiere del nostro personaggio non fa riferimento esplicito ai punti di appoggio propri dell'ambiente, ma si lega, indirettamente, al fiume. La sua attività consiste infatti nel trasportare con una carriola -suo unico strumento di produzione- i panni sporchi da Treviso a Fiera, dove numerose donne si ingegnano a guadagnarsi il pane come lavandaie, e nel riconsegnare la biancheria pulita."
Oltre che sembrare un personaggio dipinto da Giacomo Ceruti, detto "Il Pitocchetto" proprio per la sua predilezione per soggetti quali lavandaie, serve, contadine, mendicanti, poveri, il Bellotto sembra uno di quelli descritti da Illich, quando ci ricorda i musicanti dei villaggi messicani che suonando si guadagnavano da bere e accontentavano tutti, soppiantati ora da radio e dischi. Similmente ci ricorda come i poveri disoccupati del Venezuela potevano costruirsi una casa, malgrado la loro povertà. Vale la pena, anzi è importantissimo, leggere la sua analisi dei fatti: "Il giorno in cui nel Venezuela fu approvata la legge che sancisce il diritto di ogni cittadino a ottenere quella merce che si chiama 'alloggio', i tre quarti delle famiglie scoprirono che le abitazioni che esse stesse si erano costruite andavano considerate catapecchie. Inoltre, e qui sta il guaio, era ormai pregiudicata la possibilità di fare da soli: non era più lecito tirar su una casa senza aver prima presentato un progetto disegnato da un architetto laureato. I materiali di scarto e di recupero che sino allora a Caracas venivano utilizzati come eccellenti materiali da costruzione, crearono a questo punto un problema di eliminazione dei rifiuti solidi. Oggi l'uomo che si fa il proprio 'alloggio' è malvisto come un deviante che si rifiuta di collaborare con il gruppo di pressione locale per l'assegnazione di unità abitative prodotte in serie. Sono inoltre venuti fuori innumerevoli regolamenti che bollano come illegale o addirittura delittuosa la sua ingegnosità. E' un esempio che mostra come i poveri sono i primi a soffrire quando un nuovo tipo di merce interviene a castrare una delle attività tradizionali di susssistenza. La disoccupazione utile del povero che non ha un impiego è sacrificata all'espansione del mercato del lavoro. Il farsi la casa come attività intrapresa di propria scelta, al pari di qualunque altra libertà d'impiegare utilmente il tempo lasciato libero dal lavoro, diventa così privilegio esclusivo di qualche deviante, spesso del ricco ozioso."

Anche la Magli in questo senso è categorica, decisa, sicura: "Là dove la vita dei popoli, e di conseguenza degli individui, è stata fondata sul lavoro come entità a sé stante, che dà senso alla vita stessa, la libertà è già perduta. L'uomo diventa 'funzione' del lavoro"; addirittura, insiste la Magli, "chi non lavora 'non esiste', è morto per la società perché soltanto lavorando è individuato e riconosciuto dal potere . . . è proprio con il marxismo che gli uomini perdono la qualifica di uomini e si identificano con 'lavoratori' e il lavoro, mentre viene esaltato nei suoi aspetti teorici come forza di libertà, diventa contemporaneamente fatica necessaria e coercitiva . . . soggezione al bisogno non come capacità del soggetto quale era in S. Benedetto . . . "
Pertanto, il problema della disoccupazione, il problema della fame nel mondo, sono tutti problemi creati, e voluti. La Magli non teme di affondare la lama dell'analisi: "L'Africa ha sempre avuto da mangiare . . . fino a quando con l'ordine nord-occidentalista, ha perso l'organizzazione sociale e le produzioni tradizionali. Lasciare che i popoli se la cavino da sé, questo mai."


(Trio. Presto)
(Comunismo e comun-sum-ismo)
I comunisti sono quelli che hanno sempre inneggiato alla festa del Lavoro, quindi non sorprenderà, né sarete contrari a quello che dice la Magli a questo proposito: "Sparita l'omologazione per classi, se ne è stabilita un'altra: i sudditi sono tutti uguali in quanto 'lavoratori' . . . Il progetto europeo, con l'omologazione degli Stati e dei cittadini, è un'idea comunista. Infatti si regge, a sua giustificazione, per prima cosa su strutture economiche. Ma il primato delle leggi economiche comporta l'uguaglianza concreta perché il denaro è concreto, impone le proprie leggi ai bisogni fisici. In senso inverso, ma in base alla stessa logica, il comunismo livella, e li deve livellare, i bisogni fisici per renderli economicamente dominabili . . . gli 'indirizzi comuni' del Trattato di Maastricht sono una derivazione, con un linguaggio diverso, delle teorie di Marx. In Europa è stata silenziosamente assorbita la sua lezione: è l'economia che dirige il mondo. Gli economisti si sono accorti che questa era un'arma che li poneva a capo di qualsiasi sistema sociale, mettendo nelle loro mani tutto il potere. Così, oggi, sono gli economisti a guidare le organizzazioni mondiali più importanti." La Magli non lo dice e non lo pensa, forse, ma questo quadra con qualcos'altro: lo strapotere delle multinazionali, dell'FMI, la favola del complotto comunista-massonico di cui parlava quell'articolo del quotidiano cui accennavamo prima. . .
La Magli insiste: "Sebbene siano gli economisti e i banchieri a comparire come i governanti del migliore dei mondi possibile, è Karl Marx il profeta del Trattato. Ovviamente per il fatto che il Trattato riserva la maggior parte delle regole ai problemi finanziari, all'organizzazione economica dell'Unione; ma soprattutto perché il risultato che i governanti si prefiggono è la 'riduzione all'identico' dei popoli che saranno sottoposti alle Istituzioni europee."
E chiarisce ancora la doppia derivazione del progetto europeo dall'idea comunista e cristiana: ecco perché Luigi De Marchi si è inventata la parola strana "catto-comunista"! Strana perché invece comunismo e cattolici sono i classici cani e gatti o il diavolo e l'acquasanta, Don Camillo e Peppone, per dirla più amenamente.
Approfondisce dunque la Magli: "Lo spirito dell'Unione -è assolutamente necessario ripeterlo- è quello comunista, quello che è stato messo in atto nell'Unione Sovietica. L'Unione Europea infatti nasce, alla fine della seconda guerra mondiale, proprio avendo come modello la Russia, e non, come ogni tanto si sente dire, gli Stati Uniti d'America . . . Il progetto dell'Unione è il frutto . . . della visione cristiano-comunista che domina in quasi tutti gli Stati europei dalla fine della seconda guerra mondiale. Il comunismo è l'ultimo frutto del cristianesimo. Dal 'tutti uguali, tutti fratelli' di S. Paolo fino all'esaltazione dei poveri . . . dall'uguaglianza come categoria metafisica, come valore di ogni singolo individuo teorizzato dall'Illuminismo, alla ricerca esasperata dell'uguaglianza concreta, e, di conseguenza, del livellamento in basso di tutte le differenze . . . l'economia è stata posta a base dell'edificio ed è dunque la struttura fondamentale del potere nell'Unione. Come un tempo il predominio lo si conquistava con le armi, perché era la guerra 'misura di tutte le cose', oppure con la teologia perché era il cristianesimo 'misura di tutte le cose', da Marx in poi il predominio lo si conquista con l'economia, assunta a 'misura di tutte le cose'. L'assalto alla Banca Centrale ha sostituito l'assalto ai bastioni della Città o alla dottrina delle Indulgenze, ma sempre di guerra per il predominio si tratta".

(Scherzo D.C.)
(Tutela e raggiro, ovvero: I tiri burloni di EUlenspiegel)
Non siamo quindi cittadini, tantomeno uomini, siamo lavoratori, siamo utenti, siamo consumatori; ed in quanto tali, per tranquilizzarci sono create delle associazioni di tutela dei consumatori ben dirette e controllate dagli stessi fautori del regime europeo: una finta, insomma! Per i lavoratori, stesso discorso: sono stati creati i CAE (Comitati Aziendali Europei) allo scopo di tutelare i lavoratori nel quadro della globalizzazione: tante lotte, tante prese in giro per ottenere che cosa? Il nulla! Continuano a fare comunque quello che vogliono: licenziano, assumono, etc.. Che cosa prevede la direttiva europea per i CAE? Due sole cose in pratica, positive, ma senza effetto reale: dialogo e informazione. Dialogo significa che le due parti, lavoratori (attraverso i loro rappresentanti europei) e datori di lavoro dialogano, fanno proposte, osservazioni, ma il potere decisionale spetta unicamenente all'azienda! Quindi, chiacchiere e dialogo inutili! Informazione vuol dire che prima di licenziarti ti avviso qualche tempo prima! Diritto che comunque già esisteva! Ma niente ha potuto evitare la chiusura di questo o quel punto di lavoro!
Caro Beethoven, la informo che a causa della sua sordità questa è l'ultima volta che lei dirige!

(Mottetto monofonico)
(La lingua "è" il pugnale)
Il tema dei disastri conseguenti all'ottenimento dell'égalité continua ad essere variato e svolto dalla Magli con l'abilità di un Paganini o di un Rakmaninof: "Per ottenere quest'uguaglianza bisogna "cancellare qualsiasi diversità". Come? Eliminando il diverso! Eliminare "tutta questa varietà". O semplicemente "ridurre all'identico affermando che tutto è identico" quindi "obbligare l'attività encefalica a 'pensare' quello che pensa il potere".
Ma nel frattempo ovviamente, lavorare veramente, subdolamente a eliminare queste differenze. La Magli lo dice espressamente: "L'operazione fondamentale dell'Unione Europea: l'eliminazione delle differenze, con la omologazione dei popoli . . . plasmare i popoli, omogeneizzandoli, ossia facendogli perdere le proprie fisionomie culturali . . .
La Magli punta il dito accusatore: "un programma simile di abbattimento delle differenze di comportamento fra gli Stati e i popoli in tutti i campi non era mai stato pensato, né da un Impero come quello romano, né da condottieri e dittatori come Alessandro Magno, come Napoleone, come Hitler."
Come esempio della "mancanza di produttività culturale che necessariamente consegue alla perdità d'identità" basta guardare l'imbastardimento della lingua, la "continua degradazione cui è stata condannata la lingua italiana e il disprezzo che i nostri rappresentanti le riservano". Morte quelle poche persone anziane che ancora sopravvivono in questo mondo a loro estraneo, morirà la variopinta e saporita bellezza e ricchezza dei dialetti e rimarrà come esperanto non il preciso e conciso latino che per merito della Chiesa è sempre stata da millenni la vera lingua internazionale, ma la barbara e rozza e nebbiosa e imprecisa e ipocrita lingua dei dominatori anglo-americani che già imperversa e imbastardisce tutte le lingue e i dialetti del mondo col suo disprezzo della pronuncia delle parole straniere di cui si appropria e con la pretesa invece che noi pronunciamo bene la loro, e che noi, sia a casa loro che a casa nostra con loro parliamo la loro lingua! Noi che facevamo parlare e cantare tutto il mondo nella nostra lingua! Un austriaco come Mozart che musicava le opere in italiano! E persino in Russia il barbiere di Siviglia e la Forza del destino si cantavano in italiano!
Ma oltre che imbastardirsi, diventando "oggi sempre più simili", come osserva Ivan Illich, spariscono: ". . . da due decenni muore ogni anno una cinquantina di lingue . . . ".
Anche la Magli profetizza questo: "Presto i solerti parlamentari dell'Impero si accorgeranno di altre pericolose disomogeneità e, per esempio, che il periodare della lingua tedesca è troppo complesso e che il parlato francese è troppo rapido. Visto che l'istruzione dovrà seguire 'indirizzi comuni', non abbiamo che da aspettare le nuove norme: l'Europa provvederà al Bene delle lingue."
Non criticate più perciò quei governanti che nel passato sono apparsi troppo severi con l'obbligo dell'esclusione delle parole straniere nella propria lingua!
Per fortuna esiste ancora un vessillifero del latino: l'abate agostiniano Don Carolus Egger, paladino del latino, che chiamano lingua morta ed invece è ancora viva, e anche modernizzata, in quanto sempre lingua ufficiale del Vaticano, ma anche ancora lingua internazionale visto che Carolus Egger fa convegni in Finlandia dove i relatori convenuti da tutto il mondo parlano latino! Ed egli scrive persino una guida di Roma in latino! Il latino, lingua internazionale come ai vecchi tempi! Basti pensare per esempio che Martin Lutero, il famoso "monaco agostiniano, dottore in teologia", a casa sua, a Worms, dove era processato per i suoi libri, dopo aver parlato in tedesco, dovette ripetere in latino per farsi capire da tutti! Quel latino imparato a suon di frustate a casa e bastonate a scuola! Anch'io personalmente ho avuto le bacchettate sulle mani, e non ne serbo rancore, anzi, riconoscenza, anch'io, come "Brian di Nazareth" dei Monty Python, ho riscritto centinaia di volte la frase depurata dagli errori di quel latino così severo, certosino, ma conciso e preciso! Quel latino che con le sue desinenze di genitivi e accusativi diventa quasi una lingua mistica e ascetica, apparentandosi alle emissioni sonore magiche dei monasteri tantrici, al mantra "Om", fonema dalle risonanze armoniche cantato dai monaci buddisti tibetani in una nota due volte più bassa della nota più bassa di un basso verdiano, suono tantrico religioso ma anche terapeutico, oltre che per l'implicito pranayama, per l'uso che ne fanno gli sciamani.
Il latino dunque ancora non è morto! C'è una speranza! Come diceva un pellerossa, la cosa peggiore che la gente possa dire o pensare di noi è credere che ci siamo estinti! Anche l'Olocausto dei Pellerossa ha dei sopravvissuti, che bisogna salvare, aiutare, risarcire, rimettere al loro posto! E' come per l'essere umano: se è morto è morto, ma se è vivo, anche se malato, c'è una speranza di ripresa e di guarigione!

(Trenodia)
(Inno nazionale o Inno europeo?)
E per farci perdere meglio l'identità nazionale, quell'unità italiana forzata pur raggiunta, tentano anche di cambiarci l'inno nazionale. Stanno uccidendo la lingua e le parole, ed ora uccidono anche la musica! La Casa Ricordi, simbolo del patrimonio musicale italiano secolare, ricca dell'eredità morale, artistica e anche fisica, nel senso del patrimonio delle partiture che il fondatore aveva preziosamente salvate e collezionate, è stata comprata a metà del 1994 da Bertelsmann, uno dei maggiori editori tedeschi, e come gruppo editoriale, secondo nel mondo! E nessuno ha parlato! Nessuno si è lamentato! Nessuno se ne è accorto! Nessuno ha valutato questa gran perdita per l'Italia! Solo il direttore ungherese Georg Solti! Cambiare l'inno nazionale invece è una cosa importante e urgente! Al punto da proporre, come ha fatto verso la fine del 1994 addirittura la nipote di Giuseppe Verdi, un concorso per un nuovo inno! Come se gli inni si scrivano così a freddo, e non sotto l'impulso di ardori patriottici, come è sempre stato! Non capolavori magari, ma funzionali al momento! Sicuramente l'Inno di Mameli non sarà più attuale e adatto, ma il Va' pensiero, che ogni tanto qualcuno ripropone, lo è ancor meno! E proporlo significa non capire il significato delle parole e non conoscere il contesto in cui è inserito! Anche Riccardo Muti, sempre nel 1994, esprimeva la sua disapprovazione per una proposta del genere, facendo notare come il famoso coro più che un inno è un lamento!
Ma quanta realtà in effetti! Sì, perché la nostra bella patria è perduta! Perduta nel marasma europeo, fusa nel calderone, come fanno con quei rifiuti di formaggi fusi e filanti che ci fanno mangiare, come quelle pappe di carne omogeneizzata che ci imboccano come bambini o come animali d'allevamento!
Ma leggiamolo almeno, il testo del Va' pensiero, per renderci conto dell'offesa e del sadomasochismo ignorante o coscientemente autolesionista di chi propone il coro degli ebrei del Nabucco come inno nazionale italiano!
Vediamo dunque il testo:

"Del Giordano le rive saluta,
Di Sionne le torri atterrate . . .
Oh, mia patria sì bella e perduta!
Oh, membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto riaccendi,
Ci favella del tempo che fu! . . .
Traggi un suono di crudo lamento . . .
Che ne infonda al patire virtù!"

Questo "crudo lamento" di ebrei in esilio inno d'Italia?
Chi è quel pazzo che lo propone? Chi è quell'analfabeta? Forse che si parla di rive del Po o del Tevere? No! "Del Giordano"! E le "torri atterrate" sono forse di Pisa o di Bologna o di S.Gimignano? No! "Di Sionne"! O bisogna dedurne che l'Italia è così piena di ebrei, italianizzati o no (Zoller= Zolli; Geller=Gelli, etc.), che la proposta è stata fatta ad hoc? Basta leggere l'elenco dei Mille al Monumento garibaldino e vedere le bandiere al Museo di Mentana per capire come è cominciata questa sbandierata unità d'"Italia"! Una forzata unità innaturale realizata a prezzo di stermini e stragi di milioni di napoletani che non l'avevano né chiesta prima né accettata poi! Come la maggior parte della gente non ha chiesto né vuole l'unità europea! Basta informarsi sulle numerose associazioni europee anti-europee di cui nessuno parla!
Quindi, chi è quell'imbecille che propone come inno nazionale un testo dove si parla di "patire", "torri atterrate", "membranza sì cara e fatal"? Ma è un testo attuale! Sì, perché dove stanno più i Giuseppe Verdi, i Puccini, i Mascagni "del tempo che fu"? L'arpa pende "muta dal salice", dal salice piangente! E c'è qualche saputello che lo fa pure già cantare! Proponesse almeno un altro coro sempre di Temistocle Solera e Giuseppe Verdi: "O Signore dal tetto natio" da "I Lombardi alla prima crociata" Son pure lombardi! E sono crociati! E non piangono! Anzi, corrono

"giubilando per l'aspro sentier".

E invocano decisi Cristo:

"Deh, non far che ludibrio alle genti
Sieno, Cristo, i tuoi fidi guerrier!"

Persino la loro provenienza geografica evidenziata da Arvino, uno di loro, lo rende adatto come inno del nord secessionista!

"Udite
Or me, Lombardi! . . .
Ecco! . . . le trombe
Squillano del Buglion!"

Al che il coro compatto e impetuoso degli ardimentosi crociati lombardi scoppia:

"Guerra! guerra! s'impugni la spada,
Affrettiamoci, empiamo le schiere . . .
Già rifulgon le sante bandiere
Quai comete di sangue e spavento;
Già vittoria sull'ali del vento
Le corone additando ci và!"


Altrettanto bello e trascinante, per la musica e ancor più per le parole è il coro dell'Ernani:

"Si ridesti il Leon di Castiglia
E d'Iberia ogni monte, ogni lito
Eco formi al tremendo ruggito . . ."

Altro che piagnistei, qui si ruggisce! E sentite che toccanti parole fraterne e cristiane seguono, ancor più rese sublimi dalla musica che si ingentilisce dopo il precedente ruggito:

" Siamo tutti una sola famiglia,
Pugnerem colle braccia, co' petti . . .
Morte colga o n'arrida vittoria,
Pugnerem, ed il sangue de' spenti
Nuovo ardir ai figliuoli viventi,
Forze nuove al pugnare darà.
Sorga alfine radiante di gloria,
Sorga un giorno a brillare su noi . . .
Sarà Iberia feconda d'eroi . . .

"Sangre caliente", eh? Inno da rivoluzione! Ma noi non siamo né iberici, né castigliani! E non avrebbe similmente senso usare la Marcia trionfale egiziana dell'Aida! Come non ne avrebbe usare il God save the King!

Insomma, bastava sedersi a tavolino una mezz'oretta e ascoltare una scelta di brani da un paio di melodrammi (mica ascolto integrale, per carità, sarebbe stato troppo, dati gli impegni politici!) per scegliere l'inno, se proprio lo si deve cambiare e deve essere di Verdi. Non si decidono simili cose solo per infarinatura di conoscenze superficiali! Ma la cultura musicale in Italia langue e scarseggia; la musica è la grande assente dalla scuola, i conservatori lasciano a desiderare e le orchestre RAI chiudono, e gli assessori dei teatri d'opera non sono scelti in base alle loro conoscenze musicali. Per cui in Italia la scuola, gestita dalla sinistra (e qui naturalmente qualcuno si offenderà e negherà!), sforna professoroni e super laureati che possono saper tutto su Trasimaco o Amalasunta o le opere di Giacomino da Verona o Uguccione da Lodi o Primo Levi e niente di Bach o Beethoven o Verdi! Questo si chiama rachitismo culturale! Rachitismo musicale! E la musica è l'unico linguaggio veramente universale che unisce i popoli e li smuove, come faceva Verdi col suo Nabucco che istigava alla rivoluzione. Ma ora l'unità d'Italia non interessa più, la devono disgregare per formare l'unità d'Europa, e dovremmo invocare l'arcangelo San Michele cantando, sempre dai Lombardi alla prima crociata:

"Or che d'Europa il fulmine
Minaccia i nostri campi,
Vola per noi sui turbini,
Pugna per noi fra i lampi,
E sentirem nell'anima
Scorrere il tuo valor."

E pregare perché scenda dalle nuvole con la spada in pugno seguito dal suo esercito a salvarci non solo dall'EU, ma da quello che è il vero scopo finale del progetto, cioè il governo mondiale sotto un solo padrone e signore e re! L'Anti-Cristo! Il Dominatore multinazionale, transnazionale, sovrannazionale! Il Padrone del mondo, della terra, dei semi, dell'acqua, dell'aria!
Per cui, proporre nuovi inni d'Italia e ripristinare feste nazionali soppresse è solo ipocrisia e demagogia! Una presa in giro, un depistaggio, un voler distrarre, è lo zucchero che copre l'amaro della pillola!

Ma torniamo ancora al Nabucco e al Và pensiero, senza pietà, per far capire meglio quanto gravi possano essere certe decisioni dettate da ignoranza. Persino Zaccaria, "Gran Pontefice degli Ebrei", ascoltando quel piagnisteo, rimprovera quegli uomini che piangono e si lamentano come femminucce, come osserva Riccardo Muti. Inveisce infatti Zaccaria:

"Oh, chi piange? Di femmine imbelli
Chi solleva lamenti all'eterno?"

Verdi omette però, anzi, il librettista Temistocle Solera, il finale del salmo 136 da cui è preso il Va' pensiero: Vale la pena leggerlo, perché si vede l'altro volto di quelli che Enzo Biagi chiama "il simbolo di un cinismo e di una rapacità attribuibili specificamente soltanto ai seguaci del Talmud".
"Beatus qui tenebit, et allidet parvulos tuos ad petram." (Salmo 136 (137, v.9) ("Beato chi acciufferà e sbatterà i tuoi bambini contro la roccia!")
Per esattezza esegetica possiamo puntualizzare: Arias traduce al posto di "tenebit" "apprehendet" (acchiapperà), e Petavius "corripiet" (afferrerà); e al posto di "allidet" S. Ilario e S.Agostino leggono "elidet" (sfracellerà); mentre la parola ebraica "selah" con "ain" significa "ad saxum, rupem, petram, lapidem", ossia, in greco ed afiei, "ad solum et pavimentum" (sul suolo, sul pavimento), come ci informa il R. P. Thoma Le Blanc, emulo di Cornelio A Lapide nel suo "Commentaria in Psalmorum Davidicorum Analysim" (Neapoli, M.D.CCC.LX.), spiegando e giustificando, cinematograficamente ante litteram, con l'immagine del soldato che entra in casa, si trova questo pargolo frignante e lo sbatte sul pavimento, o se gli gira, sui sassi del muro che fa da recinto alla casa. E' una scena crudele? Questa è la famosa legge del taglione, abolita da Gesù (Mt. 5, 38-9; Lc. 6, 29-30) ma mai dagli ebrei (Esodo 21, 23-25: . . . vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ustione per ustione, ferita per ferita, lividura per lividura."). Pensate che ci aspetta dopo lo sterminio dell'Olocausto! Ci farebbe comodo a questo punto pensarla come i revisionisti tipo Irving che ne nega l'esistenza o l'entità!

Perché proprio i bambini? Precisa Le Blanc: " . . . infantes, q. d. Non fantes, necdum loquentes." ('Infanti, non fanti, essendo ancora non parlanti", dal verbo for, faris)
Al di là della vendetta poi, c'è l'esigenza strategica di cautelarsi da future vendette altrui; ed è più facile uccidere un infante che un fante! Analogamente il criminale uccide il figlio dell'ucciso per evitare che un giorno questi uccida lui. Parimenti l'albero si pianta o si espianta o si raddrizza da piccolo, e Le Blanc porta a sua volta la similitudine traslata dell'inizio della tentazione ("parvulos, id est, initia tentationum"), facile da vincere quando nasce: un vizio inveterato è difficile da estirpare, nel suo nascere facile: nel capo del serpente ("serpentis caput") c'è il veleno, tolto l'inizio, sparito il pericolo del veleno. Così, alla prima frase che può diventare il nascere di un litigio, è meglio troncare subito. Così S. Bernardo, come riporta Le Blanc nel suo commento, rimprovera Eva di aver intavolato il discorso col serpente, e di aver porto gli occhi prima della mano ('Oculos, inquit, tendo, non manos"). Così è ormai per l'EU: ormai è troppo tardi, mancano gli ultimi dettagli: bisognava decapitare questo progetto nel nascere, ma è un progetto che risale a secoli fa! Non ci siamo accorti di questo cancro! Ci siamo fatti incantare anche noi come Eva dal serpente, con discorsi infiorati, promesse, che arrivano comunque ormai a cose fatte, e ci illudiamo che sta arrivando l'era della Pace, l'era del Bene, è questo il presupposto che ci fa accettare l'EU con gioia senza sospetto e senza dubbio, come evidenzia più volte la Magli: "La retorica dell'"Era della Pace" proclamata per la nascita dell'Unione come l'era augustea per l'avvento del cristianesimo, non ha retto alla prova neanche un giorno. . . Pace-Bene-Fratellanza-Solidarietà-Armonia, grondano dall'Europa molto più che dai Fioretti di S. Francesco." Ma Rodrigo urlerebbe con impeto come nel Don Carlo verdiano a Filippo II: "Orrenda, orrenda pace! La pace è dei sepolcri!" La pace delle "torri atterrate", la pace dei sepolcri, dei sepolcri imbiancati il cui Dio è la moneta!

Ma torniamo al Nabucco e al salmo, per avere la visuale della desolazione che ci aspetta.
E' vero che nel Va' pensiero manca il versetto 9 del salmo 136, ma il gran Pontefice Zaccaria in cambio non scherza con le sue prospettive profetiche con cui cerca di incoraggiare quelle prefiche lagnose:

"Oh, sorgete, angosciati fratelli,
Sul mio labbro favella il Signor.
Del futuro nel buio discerno . . .
Ecco rotta l'indegna catena! . . .
Piomba già sulla perfida arena
Del leone di Giuda il furor!
A posare sui crani, sull'ossa
Qui verranno le iene, i serpenti,
Fra la polve dall'aure commossa
Un silenzio fatal regnerà!
Solo il gufo suoi tristi lamenti
Spiegherà quando viene la sera . . .
Niuna pietra ove sorse l'altera
Babilonia allo stranio dirà!"


Letteratura degna di librettisti di opere liriche come Macbeth, Trovatore e altre? No, realtà: intanto a tutt'oggi, da quell'anno, come precisa Le Blanc, "anno mundi 3724. ante Christum 329. Romae conditae 423", Babilonia è un cumulo di rovine, secondo la terribile profezia: già, perché da dove prende Temistocle Solera, librettista del Nabucco, spunto per il suo quadro degno tema per un Dalì con le sue prospettive desertiche? Dal profeta Isaia, che nei suoi oracoli contro le nazioni si esprime negli stessi termini, anzi peggiori, ossia più romantici e gotici, a partire dalla scena della strage degli innocenti del salmo 136, con tinte ancor più fosche e violente degne di un quadro di Jacques-Louis David, tipo le Sabine o altri analoghi della pittura storica ottocentesca: se fanno quel che fanno ai poppanti, a coloro alle cui belle poppe scoperte sono appesi quei pargoli che cosa credete che facciano? Niente? Non si eccitano quei soldati a vedere quelle procaci nudità? Profetizza Isaia: "Infantes (Transl. ex Hebraeo Sanctis Pagnini: Parvulos; ex Septuaginta: filios) eorum allidentur in oculis eorum. Diripientur domus eorum, et uxores eorum violabuntur (Transl. ex Sept.: habebunt) . . . sagittis parvulos (Heb.: arcubus pueros; Sept.: Arcus adolescentium conterent) interficient, et lactantibus uteris (Heb.: fructui ventris; Sept.: filiorum vestrorum) non miserebuntur, et super filios non parcet oculus eorum." ("I loro bambini (trad. dall'Ebr.: piccoli; dai Settanta: figli) saranno sfracellati sotto i loro occhi, le loro case saccheggiate, e le loro donne violentate (Trad. dai Sett.: possedute) . . . Uccideranno i neonati con le frecce (Ebr.: i bambini con gli archi; Sett.: pesteranno gli archi degli adolescenti), e non avranno pietà per i seni che allattano (Ebr.: per il frutto del ventre; Sett.: dei figli vostri), e il loro occhio non si commuoverà per i loro (Sett.: vostri) figli.") (La triplice versione latina è presa da: Sacrorum Bibliorum Ex Vulgata Editione, et alijs pluribus Translationibus; eiusdem fratris Fortunati Fanensis Ordinis Erem. S. Augustini Studio et labore, cum eodem ordine, congestorum Pars Altera. Venetiis Apud Antonium Pinellum MDCIX)

Questa è la fine di Babilonia, diventata proverbiale! Una Babilonia! Questa è la fine dell'Europa! (urlato, battendo il pugno sul tavolo sì da fracassarlo)
Vediamo come il profeta Isaia descrive la Babilonia-Europa:
"E la famosa Babilonia, la gloria dei regni, vanto e orgoglio dei Caldei, sarà come Sodoma e Gomorra, distrutte dal Signore. E non sarà più abitata fino alla fine, e non sarà riedificata mai più; né l'Arabo vi alzerà le sue tende, né i pastori vi riposeranno (Ebr.: i pastori non vi faranno stare sdraiato il loro bestiame: pastores non accubare facient ibi pecudes). Ma vi si accovacceranno le fiere (Ebr.: gli animali selvatici: bestiae sylvestres), e saranno riempite le loro case di gufi (Vulg.: draconibus; Ebr.: ladruncoli: furunculis; Sett.: frastuono: sonitu), e vi abiteranno gli struzzi (Vulg.: struthiones; Ebr.: le figlie degli struzzi: filiae structionis; le sirene: sirenes), e vi danzeranno i satiri (Vulg.: pilosi; Ebr. e Sett.: i demoni: daemones, daemonia; e gli sciacalli (ululae) urleranno nei suoi palazzi deserti e le iene (sirenes, dracones) nelle sue case del piacere (Sett.: e ivi abiteranno gli asini-centauri e nidificheranno i grifoni)."
Non vi sembra il paesaggio descritto con le "torri atterrate"?
Senza stare a rinvangare il passato nominando l'abbazia di Montecassino, (ricostruita, sì, ma stiamo creando un mondo di falsi!), vi siete già dimenticati del Teatro La Fenice di Venezia? Vi si è già cicatrizzata la ferita per la perdita del Teatro Petruzzelli di Bari? Non vi bastano? E chi è stato VERAMENTE e perché li hanno distrutti?
Per umiliare il nostro orgoglio, per demolire la nostra identità nazionale! togliendoci i ricordi dei luoghi e degli eventi che ci riempiono d'orgoglio, quando riascoltiamo quelle opere verdiane che un tempo vi sono state rappresentate! Adesso ci sentiamo fiaccati, percossi, come si esprime David in numerosi salmi, adesso siamo lamentosi e abbattuti come gli ebrei del Va' pensiero! Adesso non solo non abbiamo più un Giuseppe Verdi ma nemmeno i teatri che risuonavano dell'eco delle sue opere!

Allora: il Va' pensiero inno nazionale italiano? Come osano! Non vi accorgete che vi stanno oltraggiando, insultando, deridendo? Proponiamolo piuttosto come inno europeo, vero e veritiero di questa Europa "atterrata"! Quest'Europa "sì bella e perduta" e non più variegata, ma omogeneizzata! Quest'Europa deportata, in esilio, perché fuori dalla sua identità nazionale, quest'Europa vittima di sterminio, di genocidio, sì, in estinzione, perché ogni singola razza sarà sostituita da un'unica razza ariana, inesistente, quella europea! Ancora non vi siete accorti di essere esiliati in patria? Dov'è la lingua? Dove sono i dialetti? Dov'è la moneta italiana? E' finita anche la numismatica! Non vi accorgete che riceviamo ordini da fuori?

(Canone. Moto perpetuo.)
(Culo e camicia)
Arriveremo anche a "indossare tutti lo stesso vestito come in Russia o in Cina" come lo stesso casco sul motorino? Non ci sarebbe nulla di strano, dal momento che per es. sono arrivati a "fissare le misure bruxelliane giuste per i sederi di tutti gli Europei"! E' proprio così, arriviamo al ridicolo! Ci informa la Magli: "Sono state fissate le misure cui debbono rispondere i sedili dei mezzi di trasporto pubblici . . . "
Questo è per seguire quanto dice il trattato quando parla di "...seguire indirizzi comuni nella sanità, nell'istruzione, nella cultura, nella ricerca". Quindi bisogna favorire la clonazione in modo da far nascere individui-robot col sedere uguale!
Questo, è il caso di dire volgarmente è proprio volerci anche prendere per il sedere! Tiranneggiarci prendendosi anche gioco di noi! Perché qui dove sono le ipocrite scuse dietro le quali si trincerano sempre quando emettono leggi, le ragioni di tutela e sicurezza?
Ma c'è una ragione segreta in tutto! Non fanno nulla senza motivo o guadagno! FORSE CHE I NOSTRI SEDILI E SEDERI DEVONO ESSERE TUTTI UGUALI PER UNIFORMARSI ALLE CAROTE TUTTE UGUALI, TRANSGENICHE CON CUI CI DEVONO SODOMIZZARE?
Anche le tazze del bagno dovranno essere adeguate? Già che l'UE è entrata dentro le nostre case e i nostri uffici dicendoci che la sedia per maggior sicurezza deve avere cinque gambe e ci insegna come sederci, come in un novello Galateo di Monsignor Della Casa!
Non eravamo abbastanza schiavi delle cose per i nostri bisogni? Come dice Ivan Illich "sciacquone e carta igienica sono diventati condizioni essenziali per poter andare di corpo . . . l'illuminazione non fornita da reti ad alto voltaggio e l'igiene senza carta velina significano povertà."
Avete visto come ci sentiamo persi quando si interrompe la corrente elettrica? Ci sentiamo totalmente smarriti! E così se ci troviamo inavvertitamente al bagno senza accorgerci che è terminata la carta igienica! Come è capitato al sottoscritto di trovarsi in un alberghetto nella Cuba bolscevica inaspettatamente senza non solo carta ma anche acqua, e che si è sentito dire dalla grassa e scura albergatrice cui fece le rimostranze reggendosi i pentaloni col sedere di fuori che "no hay papel en toda Cuba!" (A questo proposito vedi anche il mio "Uovu sucatu".) Ricordo anche in un altro contesto, il grido disperato proveniente da un bagno dove qualcuno gridava aiuto perché troppo tardi si era accorto che era finita la carta: "No tengo papel! No tengo papel!"
Scusate l'inciso bertoldesco ma più schiavi e robots di così! Ormai è il caso di dire che non si può più nemmeno tirare un peto senza il permesso di Bruxelles! E ormai siamo arrivati in tutti i sensi alla "standardizzazione del comportamento umano", come osserva Ivan Illich, sicché "il tentativo di costruirsi una casa o di mettere a posto un osso senza ricorrere agli specialisti debitamente patentati è considerato una bizzarria anarchica", fino al punto da essere incapaci di tutto, come prosegue: ". . . la gente non è più in grado di riconoscere l'evidenza quando non sia attestata da un professionista, sia egli un meteorologo televisivo o un educatore."
E non vi sorprenderà sapere comunque, ed era inevitabile, che oltre che dei sedili degli autobus Bruxelles si occupa anche delle misure di cessi e bidet! Forse che il modello sarà il sederino della statuina di quel bambino che piscia davanti al quale fanno la fila folle enormi di turisti incantati?! Simbolo solo di un'aridità artistica che ancor più si evidenzia se si considera tutta la nostra straripante ricchezza scultorea?
Noi, che di bambini che pisciano ne abbiamo sparsi qua e là! E solo ricchezza scultorea? Solo per fare un esempio, per tornare alla musica, considerate chi può superare l'Italia, escludendo Germania e Francia, o stargli minimamente vicino: nessuno! Soltanto nell'800 c'è l'esplosione delle Scuole Nazionali, ma in Inghilterra nemmeno quello! Sterilità totale! Bisogna aspettare il 900 per veder nascere UN musicista, dico UNO, Britten, che emerge leggermente e che comunque ha una genialità "normale", cioè alla pari di altri contemporanei!
E per pittura e letteratura si può dire più o meno lo stesso, salvo rare eccezioni come Shakespeare, Hogart, che semmai mettono ancor più in evidenza i vuoti.

(Balletto. Allegro assai vivace. Alla marcia turca.)
(Maionese e zabaione, o, pappa e ciccia)
Avanti! In marcia, come soldati in fila! Ormai questo ci resta, è troppo tardi, non possiamo sottrarci, perché "l'obbligo a seguire 'indirizzi comuni' è appunto la negazione del pluralismo e la consegna al totalitarismo . . .
soltanto il potere autoritario, soltanto la dittatura può reggere il sistema", ci avverte la Magli, facendoci notare che "le deliberazioni del trattato di Maastricht sono più coercitive e antiliberali di qualsiasi istituzione medioevale. . . principi autoritari che privano i popoli e gli stati della libertà in tutti campi, assoggettandoli ad una forzata omogeneizzazione".
Avanti! In fila indiana, come soldati! Noi, esseri raziocinanti e che ci sentiamo superiori agli animali, non solo paghiamo le tasse (e gli animali no!), ma ci mettiamo pure in fila ore e ore per pagare, come osserva causticamente il leonardesco veggente Marcello Creti. In unica fila alla posta, in unica fila alla biglietteria ferroviaria! Pure questa piccola parvenza di libertà di scelta ci è stata tolta: di poter scegliere e rischiare la fila da fare! Per la giustizia e per il nostro bene! Così, se mentre prima rischiavamo la lungaggine di un "utente" prima di noi, così ce le becchiamo tutte!
Avanti! In marcia, popoli omogeneizzati! Avanti pecore clonate! Avanti, mangiate, bevete tutti le stesse cose, vestite allo stesso modo! Leggete le stesse cose! Osservate, all'attesa della metropolitana di Roma come a Milano: il nero e il bianco, l'uomo e la donna, il bello e il brutto: cinque, sei persone appoggiate su un muretto a leggere tutti lo stesso giornale: "Leggo"! Tutti leggono la stessa cosa nello stesso momento! E se non vi rendete conto di quanto sia grave questa cosa non c'è proprio speranza! Persino ve lo danno gratis pur di farvi leggere lo stesso giornale! Ogni volta che vorranno faranno leggere a tutta l'Italia (e magari a tutta l'Europa! per non dire a tutto il mondo!) quello che vogliono! E non importa che quella cosa sia vera o sia successa, basterà scrivere che è successa!
Salite sulla metropolitana: il balletto continua! Sembrano tutti ballerini e pantomimi! Vien da ridere, o da piangere! Tutti seduti con quel giornale in mano! Non sembrano robots? Non sembrano cloni?
Non sapete rinunciare a qualcosa che vi danno gratis? Eppure esistono insegnamenti da millenni! L'avete studiata a scuola, l'Eneide! "Timeo Danaos et dona ferentes" (Diffido dei Danai, ancor più quando portano doni) (lib.II, v. 49).
In tutti i casi in cui in commercio vi regalano qualcosa, diffidate! I regali li fanno solo gli amici! Ma quando vi regalano qualcosa raccogliendo dei punti, addirittura un'enciclopedia se vi abbonate agli aggiornamenti, quando pagate due per prendere tre, tremate!

Tutti in fila col carrello! Seguite gli "indirizzi comuni" da buoni fratelli, non più come fratelli d'Italia, ma fratelli d'Europa, cantando l'Inno alla gioia di Beethoven!
Su coraggio, inneggiate, tenendovi per mano, anzi no, le mani reggono il carrello della spesa o il giornale (lo stesso! Egalité!) o il panino (trasgenico, uguale per tutti, fornito dalle multinazionali!). Sù, di corsa, gridate in coro, diretti da venti direttori:

"Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt'gen Plan,
Wandelt, Brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen."
("Lietamente, come i suoi soli volano
attraverso la lucente pianura dei cieli,
camminate, fratelli, nella vostra corsia,
gioiosi come eroi alla carica.)

Sù, e in fila alla cassa a pagare! Con la stessa moneta! Che scena pastorale apocalittica!
E ubbidite, d'altronde non avete scelta: "nessuno può fare nulla al di fuori di ciò che è ordinato (è questo il significato del "garantire")". L'aveva scritto la Magli: "Imporre 'indirizzi comuni' alla cultura appartiene così totalmente all'ambito del pensiero dittatoriale che ci si vergogna perfino di commentarlo."
Ubbidite perciò al Consiglio dei Venti: " . . . l'organizzazione vera del comando: accentrato in pochissime mani, quelle che formano la Commissione, i cui membri "non sollecitano né accettano istruzioni da alcun Governo né da alcun organismo" (Art. 157). Le deliberazioni prese dagli organi di comando "sono esecutive" (Art. 145). Se si pensa che venti persone governano, con queste formule inappellabili, 375 milioni di individui non si riesce forse a crederlo". Così ci ammonisce la Magli: vogliamo correre al precipizio come un cieco gregge? Non è nemmeno vero che hanno allargato il recinto perchè le dogane stanno ancora là e in albergo vi chiedono ancora il documento, e persino se un figlio alloggia il padre in vacanza dovrebbe comunicarlo alle autorità: altro che libera circolazione delle merci e delle persone!

Ancora credete alla "liberté, fraternité, égalité"?
La Magli lo ripete: ". . . uguaglianza è 'stare fermi'. . . Uguaglianza significa che non c'è più nulla da raggiungere, e che, anzi, è indispensabile non cambiare nulla, rimanere nella situazione in cui si è arrivati".
E' l'arguta osservazione che troviamo anche nel film dei Monty Python "Brian di Nazareth", dove si parla della necessità da parte delle autorità di mantenere lo status quo per mantenere il potere. Nello stesso film si affronta il problema della omogeneizzazione dei popoli e della livellazione delle differenze:

BRIAN (affacciato alla finestra, rivolto alla folla che lo seguiva): -Sentite, voi avete capito male! Non è necessario che seguiate me, non è necessario che seguiate nessuno al mondo, non serve! Dovete pensare con la vostra testa! Siete tutti degli individui!-
POPOLO (all'unisono): -Sì, siamo tutti degli individui!-
BRIAN: -E ognuno di voi è diverso!-
POPOLO (ad una voce): -Sì, ognuno di noi è diverso!-
UNO DEL POPOLO: -Io no!-
POPOLO (lo zittisce): -Scch!-
BRIAN: - Dovete tutti imparare a cavarvela da soli!-
POPOLO (in coro): -Sì, dobbiamo imparare a cavarcela da soli-
BRIAN: -Esatto!-
POPOLO (come un sol uomo): -Dicci di più!-
BRIAN: -No! Ecco il punto, non fatevi dire mai da nessuno che cosa fare! Altrimenti...(la madre, sopraggiunta, lo fa ritirare tirandogli le orecchie...)-
JUDITH (più tardi, incontrandolo): -Quello che hai detto poco fa è la fine del mondo! Non ci servono capi, hai proprio ragione!... Andava detto e tu l'hai detto, Brian!

(Toccata e Fuga del cane)
E' un piano bellico ben programmato, che non risparmia niente e nessuno: case tutte uguali con dentro cessi tutti uguali per sederi tutti uguali di gente tutta uguale che ha dei cani tutti uguali . . . Eh sì, l'EU è anche anti-animalista: ci informa la Magli che "il Parlamento di Bruxelles ha fatto del suo meglio per confermare quale sarà la strada concreta dell'uguaglianza: ha emanato una legge per la soppressione di 70 razze canine. Per ragioni eugenetiche, s'intende: c'è chi ha le zampe troppo corte e chi ha le orecchie troppo lunghe . . ." E questo mentre ci fanno cantare la Nona di Beethoven, che ha anche scritto una "Elegia per la morte di un barboncino"! Lui sì che era un cinofilo!

Hanno cominciato coi cani, seguiteranno con gli uomini: anche l'EU vuole la sua razza ariana . . . Non si può cantare l'Inno alla gioia (ormai si chiama l'Inno europeo!) tenendosi per mano se queste mani non sono tutte uguali, e anche le braccia e l'altezza individuale!
Anche i cani omologati! Non solo i sederi ma anche le orecchie!
Comunque, a Bucarest hanno scelto una via più veloce, lo sterminio totale dei randagi! E hanno cominciato! Eh sì, randagi (uomini o cani), zingari, tuareg, vagabondi: tutta gente che sfugge al controllo! Non va bene! La transumanza non va bene!

Recentemente, a causa della cosiddetta mucca pazza e per un controllo di un presunto clandestino commercio di carni equine, anche per i cavalli hanno preteso il passaporto! Pensate quindi se sia tollerabile che non ce l'abbia l'uomo! Dobbiamo essere tutti schedati e marcati! Il vaccino non è altro che un censimento, una schedatura e un continuo appello tramite una catena di vaccini! Vi ricordate quando addirittura il vaccino lasciava un marchio sul braccio? Proprio come per le bestie!

(Finale. Allegro)
(Ma che c'è da essere allegri?)
Per concludere: Ludwig van Beethoven avrebbe indossato il casco sul motorino? Ludwig fra l'altro ci sentiva pure poco così avrebbe sentito ancora di meno; no no, decisamente non l'avrebbe indossato!
Ma perché avere questo problema?
Perché tutto ormai è medicalizzato, come osserva spesso Illich: quindi, salire sul motorino diventa un atto medico, come il partorire. Il tutore della tua salute ti avvisa: indossa il casco! Metti le cinture di sicurezza! Se vuoi l'esenzione ci vuole il certificato medico! (Infatti gli invalidi per esempio sono esenti dall'obbligo di indossare le cinture di sicurezza, che potrebbero nuocere loro secondo la loro invalidità; quindi, metterle è a loro discrezione! Il non invalido invece, siccome è un imbecille, incapace, handicappato mentalmente, le deve mettere perché non capisce niente quando sia opportuno metterle!)
Non solo tutto è medicalizzato, ma tutto rientra nell'ambito legislativo. Ribadisce Illich che la medicina "ha esorbitato dai suoi limiti liberali, ha invaso il campo legislativo stabilendo delle norme di diritto pubblico, che hanno efficacia obbligatoria erga omnes."
E aggiunge che "lo Stato, quale garante della libertà, può emanare ed emana leggi che proteggano quell'uguaglianza dei diritti senza la quale i suoi membri non potrebbero godere delle proprie libertà."
Ma "un modo sicuro per sopprimere le libertà . . . è quello di delimitarle trasformando i diritti civili in doveri civili", per cui, "quanto più una società affida ai professionisti l'autorità legale di definire i diritti, tanto più le libertà dei cittadini si dissolvono." In armonia con quanto aveva altrove affermato: "Ho dovuto constatare come la libertà declini laddove i diritti sono formulati dagli <<esperti>> . . . Attualmente ogni nuovo bisogno convalidato dalle professioni si traduce prima o poi in un diritto. Tale diritto; una volta che sotto la pressione politica trova riconoscimento nella legge, dà luogo a nuove occupazioni e nuovi prodotti." Infatti, continua Illich, "una volta stabilito il diritto del cittadino a un avvocato, comporre un litigio all'osteria sarà considerato retrogrado e antisociale come lo è adesso partorire in casa. Già ora il diritto riconosciuto a ogni cittadino di Detroit di vivere in un appartamento dove l'impianto elettrico sia stato installato da professionisti trasforma in trasgressore della legge chiunque si permetta di montare da sé una presa . . . Parecchie professioni si sono talmente consolidate che non solo tengono sotto tutela il cittadino divenuto cliente, ma determinano la forma del suo mondo, divenuto un ospedale . . . oggigiorno la medicina dominante decide quali malattie la società non deve tollerare. La medicina ha invaso i palazzi di giustizia . . . Le professioni non sarebbero mai diventate dominanti e menomanti se la gente non fosse stata pronta a sentire come una carenza ciò che l'esperto le attribuiva come 'bisogno' . . . Quand'ero adolescente, e mentre Hitler elaborava 'soluzioni', si diffusero anche i 'problemi sociali'. 'Aver bisogno' cessò di essere un segno di povertà. Il reddito originò nuove categorie di bisogni. I pedocrati alla dottor Spock, i sessuocrati alla Lewis Comfort e i volgarizzatori di Ralph Nader che col pretesto di tutelare i consumatori stimolano il consumo, addestrarono i profani a procacciarsi soluzioni per i problemi che imparavano a inventarsi seguendo le istruzioni professionali . . . La trasformazione di una professione liberale in professione dominante equivale all'istituzione di una chiesa ufficiale di Stato. I medici tramutati in biocrati, gli insegnanti divenuti gnoseocrati, gli impresari di pompe funebri assurti a tanatocrati sono assai più simili a ordini ecclesiastici mantenuti dallo Stato che a corporazioni di mestiere. Il professionista, in quanto maestro che insegna ciò che è conforme all'ortodossia scientifica del momento, rappresenta un teologo."
Non ho potuto frenarmi dal fare questa lunga citazione antologica di Illich, che dovrebbe essere quasi il breviario quotidiano, la bibbia del rivoluzionario!
Dovevamo insospettirci da un pezzo di questa esagerata preoccupazione per la nostra salute: sembra la loro preoccupazione principale! Ma è del tipo "convertiti se no t'uccido! Pentiti se no ti brucio! Metti il casco se no ti sparo!" Non è così?

Se partorire non è piu un atto naturale ma medico, anche l'atto che l'ha causato, il coito, lo è: infatti ti fanno una testa così perché non sanno che inventarsi per convincerti che bisogna mettere il profilattico sulla testa così come si mette il casco sul motorino per cui se si fa l'amore sulla moto in moto bisogna mettere tre caschi: uno a lui uno a lei uno all'altro. Suggeriamo una frase pubblicitaria ai tutori della nostra salute: col casco se casco non ci casco!

Che fare, dunque? Non c'è nulla da fare, ormai è fatta, l'Europa.
Non ci rimane che pregare, come quando si affonda.
Per proteggerci dalla grande aquila rapace, cinica, fredda, spietata, vorace, non ci resta che rifugiarsi sotto la "sanfter Flügel" dell'aquila ancora più grande: "Custodi me, ut nigrum pupillae oculi. In umbra alarum tuarum absconde me."
Sotto la tenda stellata sopra cui sta "ein lieber Vater" cui dire "libera nos a malo".
Sotto il manto della grande madre terra: "Sub tuum praesidium confugimus . . . " ("Sotto la tua difesa ci rifugiamo . . . ")
Sotto il vincastro del Pastor bonus, Rex tremendae maiestatis: (cantato, dal Requiem di Verdi): "Etiam cum ambulavero per vallem umbrae mortis, non timebo malum . . . Dominus pascit me, non deficiam . . ." ("Anche quando camminassi per la valle dell'ombra della morte, non avrei paura del male . . . Il Signore mi porta al pascolo, nulla mi può mancare, non mi può succedere nulla . . .") (Ps. 22)

Non ci rimane che pregare, dunque, oppure, anche . . . tossire! Tossire, sì, per far crollare la piramide del potere che ci sta sopra, come nella parabola che racconta David Icke in "Io sono me stesso / io sono libero. La guida per i robot verso la libertà". Prendere intanto coscienza che la cricca di manipolatori che egli chiama "Elite Globale" ci controlla attraverso "la manipolazione delle menti, le divisioni costruite ad arte e, più importante di tutti, la paura." Infatti, basta inventare una balla come l'Aids e la gente si terrorizza, basta spargere voce che i virus e i batteri sono cattivi e ci vogliono ammazzare e si scatena il panico. Ecco perché i nostri guai e tutti i nostri problemi sono cominciati con Pasteur, il grande impostore! Basta leggere "Leggo" e abbiamo fatto il loro gioco! Basta discutere di partiti di destra e di sinistra, che sono la stessa cosa, come dimostra Luigi De Marchi in "O noi o loro", e caschiamo nella trappola.
Per questo ha ragione Icke quando dice e ripete:
"Il potere di cui si serve l'Elite per controllare l'umanità è semplicemente il potere che le masse le concedono ogni giorno."
Quindi . . . cominciate a tossire!

"Mise l'elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì, la lancia in resta;
a cavallo d'un caval"
(Giovanni Visconti-Venosta, La partenza del crociato)


Vitale Onorato (che non è mai andato in motorino e nemmeno ci sa andare!)