Alcuni particolari più completi li abbiamo raccolti dal figlio stesso del professore, Adolfo Di Bella.
Mondini: Signor Adolfo Di Bella, io ho intervistato suo padre e gli ho domandato di chiarirmi alcuni spiacevoli episodi che gli sono occorsi. Mi è sembrato che non volesse scendere nei particolari, che fosse un po' evasivo. Chiedo se lei può essere più preciso riguardo ai tempi, ai luoghi, alle modalità.
A. Di Bella: Il primo episodio di avvelenamento risale al 1974. Nel dicembre del 1973 si era tenuta una conferenza a Latina, presente il professor Campanacci, nel corso della quale mio padre aveva presentato le basi teoriche della sua ricerca, che allora riguardava quasi esclusivamente i tumori liquidi, in particolare citando sette casi di leucemie e piastrinopenie completamente risolte con l'uso di melatonina. In seguito a quest'annuncio, abbondantemente diffuso dalla stampa italiana ed estera, mio padre ha subito le seguenti contromisure:
1) tentativo di togliergli la cattedra, incarico che veniva annualmente riconfermato; tentativo andato a vuoto, dopo un intervento di carattere legale.
2) tentativo di avvelenamento, nell'estate dello stesso anno, mediante esteri fosforici messi nell'acqua che beveva. I tentativi sono stati due; mio padre si è salvato solo grazie alle contromisure mediche che ha preso; l'acqua è stata analizzata, c'è stato un testimone dell'avvelenamento, noi sappiamo chi ha introdotto le sostanze, non possiamo dimostrarlo legalmente, ma conosciamo anche la persona dalla quale era venuta la disposizione.
Successivamente, non posso precisare la data, ma comunque tra la fine del '74 e l'estate del '75, ci sono stati tre incidenti stradali - mio padre praticamente è stato investito per tre volte - che per la dinamica dell'incidente e la distrazione incredibile degli automobilisti, può fare supporre, anche volendo edulcorare, una volontà di offendere.
Sono seguite una serie di intimidazioni molto gravi, delle quali noi figli non siamo perfettamente a conoscenza, perché sono sempre state celate da mio padre; supponiamo che si trattasse di minacce rivolte anche a noi, ma non lo posso dimostrare. L'ultima delle minacce messe in atto è avvenuta l'otto od il nove di aprile nel 1996. Mio padre tornava da un congresso a Sichas, in Spagna, al mattino alle 6,30, come fa di solito, veniva in studio, dove aveva dato appuntamento alle prime persone.
Mondini: Più che una minaccia è stata un'aggressione.
A. Di Bella: Sì un'aggressione. Io sono stato chiamato verso le 8, mio padre era ricoverato, mi hanno parlato di incidente, ricoverato in neurochirurgia; presentava una ferita al capo, commozione cerebrale, sono stati necessari diversi punti di sutura. L'aspetto che ci ha subito incuriositi ed insospettiti - compresi gli amici e mio fratello - è stato che mio padre non presentava altre ferite di alcun tipo. La bicicletta era integra. Solo una caduta rovinosa può provocare ferite di questa entità. Successivamente, parlando con un ufficiale dei Carabinieri, che conoscevamo per motivi di amicizia..., l'ufficiale ha esaminato la ferita, ha voluto conoscere i particolari della dinamica, ha osservato la bicicletta ed è stato perentorio: colpo con un bastone o, molto più probabilmente, con una calza riempita di sabbia o di monete. Non ha dubbi.
Mondini: Può indicarmi il nome di questa persona?
A. Di Bella: Non posso, perché essendo un paziente di mio padre, debbo rispettarne il segreto professionale. Altro aspetto strano, ma di per sé sufficiente a suscitare perplessità, il fatto che è arrivata una segnalazione al pronto soccorso, da una persona che non si è qualificata, è stata una telefonata rapida. Secondo l'opinione dell'ufficiale di cui parlavo prima, la volontà non era di uccidere, ma di intimorire. Ci ha fatto osservare che se avessero voluto uccidere, a quell'ora lo avrebbero potuto fare senza problemi. Una persona di una certa età, che al mattino presto, in bicicletta, si reca allo studio, può cadere e c'era una copertura veramente notevole da chi poteva temere conseguenze da questo gesto. Poi ci sono state altre strane visite notturne e messaggi mandati a dire, come si usa fare da parte di "uomini d'onore", che non vogliono avere fastidi da persone che non appartengono al loro stesso genere.
Invece, un'altra offesa durata per oltre vent'anni, è stata costituita da una diffusione discreta e velenosa di calunnie di ogni genere: oncologi ed ematologi dicevano ai pazienti, che per un motivo o per l'altro chiedevano informazioni, che "il cosiddetto professor Di Bella" non era "nemmeno laureato", negando le sue lauree e le sue docenze, oppure che era "un medico radiato dall'Ordine". Le più benevole dicevano che era un teorico, un fisiologo, un docente che si era interessato di cose che non era in grado di capire, oppure che era uno stregone, o un omeopata.
Mondini: Dire "un omeopata" era come un'offesa?
A. Di Bella: Sì, lo dicevano con tono offensivo e siamo arrivati alle fantasie più sfrenate; la prescrizione di melatonina da parte di mio padre, sarebbe stata dovuta ad uno strano comparaggio con un farmacista di Bologna, il solo in grado di procurare la melatonina addizionata ad altre sostanze che usa mio padre per le terapie neoplastiche. Addirittura avevano calcolato alla lira i guadagni derivati da tale accordo. La più curiosa era che mio padre, nel corso della guerra non si sarebbe trovato in Grecia, dove in realtà era, a dirigere un ospedale da campo ed a godersi le comodità della malaria, bensì "faceva esperimenti sugli Ebrei" in un fantomatico campo di concentramento in Italia. Questo dimostra, da un lato la malvagità di queste persone, dall'altro la loro stupidità. Ritengo che fra questi due aspetti vi sia una perfetta simbiosi.
Mondini: Ha il nome delle persone che hanno messo in giro queste calunnie?
A. Di Bella: L'ultima di cui ho parlato, ritengo debba essere riconosciuta, con particolare demerito, alla classe medica ospedaliera universitaria, in particolare a quella di Modena e personalmente credo che una delle maggiori cause di morte a Modena, sia il locale Policlinico, la malattia da sola mieterebbe meno vittime. Per altro, le voci sul cosiddetto comparaggio sulla melatonina, sono venute da diverse parti, anche da un celebre farmacologo, noto per i suoi bizzarri gusti sessuali, che con molta sapienza, insinuava che la melatonina serve soprattutto a chi la fabbrica, omettendo invece le copiose riconoscenze che erano giunte a lui stesso dalle multinazionali del farmaco. Inoltre, alcuni oncologi ed ematologi; senza generalizzare, perché ci sono anche stati dei fulminati sulla via di Damasco, soprattutto nell'ultimo mese.
Testimonianze davvero "edificanti" e che giustificano perché siano stati gli stessi pazienti, curati e guariti dal professore, a dare corpo all'Associazione Famiglie Pazienti Oncologici di Bergamo e all'Associazione Nazionale Famiglie Contro il Cancro di Trento, che stanno raccogliendo ogni forma di notizie sulla melatonina, oltre alle cartelle cliniche, che il professore, per correttezza, non consente a nessuno di esaminare, affinché diventino prove inconfutabili a che la cura proposta dal professor Di Bella venga riconosciuta come valida a tutti gli effetti e secondo quelli che sono i canoni della ricerca tradizionale.
E' interessante, proprio in merito al parere che il mondo scientifico esprime sulla melatonina, valutare il contenuto della trasmissione Rotocalco, dedicata appunto al caso Di Bella, trasmessa dal canale televisivo Rete News.
Proponiamo il testo integrale della trasmissione, dove sono messi a confronto i pareri di chi è contrario e le testimonianze di una serie di persone che, da malate che erano, sono guarite e sono tornate alla vita normale; persone di ogni età.
Il caso Di Bella da "Il Rotocalco"
Cesare Davide Cavoni: "Benvenuti a questa puntata di Rotocalco, una puntata speciale, dedicata a quello che è un vero e proprio caso, quello del professor Di Bella: medico fisiopatologo, che da oltre trent'anni cura pazienti affetti da tumore con metodi diversi da quelli della terapia ufficiale e soprattutto con risultati a dir poco sconvolgenti. Prima di vedere chi è il professor Di Bella, definito con la stessa facilità genio assoluto o folle, cominciamo a sentire alcuni pazienti, che ci introdurranno nel caso Di Bella".
1° testimonianza: "Due anni fa il bambino venne ricoverato per l'asportazione di una tonsilla, che si era ingrandita in poco tempo. Da questa asportazione, con l'esame eziologico, fu messo in evidenza un linfoma di Burkitt. Gli si prospettava la tradizionale chemioterapia ed eravamo molto spaventati da questa. Sapevamo del professor Di Bella, su a Modena, ed abbiamo pensato di andare da lui. Siamo partiti subito e siamo andati dal professore che ci ha tranquillizzato. Ci prescrisse la terapia e alla domanda quanto sarebbe vissuto mio figlio, ci rispose: tutta la vita."
2° testimonianza: "Nel maggio del '95, in seguito ad un'emorragia anale, a mio fratello era stata diagnosticato un adenocarcinoma al colon ed al retto. Ci siamo rivolti subito ad un chirurgo che nel giro di quindici giorni lo ha operato, chiedendo anche l'esame istologico. Da questo è risultato che, su undici linfonodi prelevati, quattro erano sede di metastasi e quindi mio fratello doveva effettuare un ciclo di chemioterapia, anche perché aveva degli angiomi al fegato. Nonostante la chemioterapia, ci era stato detto che nel 90% dei casi si sarebbe riformato nel giro di pochi mesi. Abbiamo così sentito altri medici, che hanno confermato quello che ci era stato detto dall'oncologo che aveva operato mio fratello. A quel punto, ho preferito sentire il professor Di Bella, che conoscevo da parecchi anni. Il professore, dopo aver letto la cartella clinica, è stato molto chiaro e ci ha detto che potevamo seguire due vie: o la chemioterapia, nel qual caso si sarebbe riformato lo stesso, oppure seguire la sua terapia; però dovevamo essere molto convinti e precisi, perché le sue cure sono lunghe e precise. Dopo un anno e mezzo di cura, mio fratello sta bene e non gli si è riformata nessuna metastasi, né al fegato né in alcuna altra zona e, dopo un mese e mezzo di cura, è tornato tranquillamente al suo lavoro".
3° testimonianza: "Avevano diagnosticato un carcinoma all'esofago, allora, per questo, dovevo essere sottoposto ad un intervento. Mi hanno curato, mi hanno fatto delle chemioterapie, due cicli, per un totale di nove chemio, poi ho fatto ventinove radioterapie. Mi hanno dimesso nel luglio del '95 e mi hanno prescritto delle cure. Nel frattempo ho appreso, tramite mio fratello, che aveva registrato un programma radiofonico, le cure che faceva il professor Di Bella a Modena. Ascoltando questa registrazione, mi sono convinto che non si trattava delle solite prese in giro, ma ho sentito che si trattava di una cosa seria. L'importante è che Di Bella mi sta facendo rivivere".
Cavoni: "Ma allora chi è Di Bella e, soprattutto, quali sono i suoi metodi, così osteggiati dalla terapia ufficiale, per curare i tumori"?
Siciliano, 84 anni, laureato in medicina nel '36, Di Bella, a soli 24 anni, è già docente di fisiologia umana all'Università di Parma, a 27 è aiuto ordinario alla cattedra di fisiologia umana di Modena ed a 35 anni consegue la libera docenza in fisiologia umana e in chimica biologica. A Modena, dove tuttora vive, prosegue la sua promettente carriera, poi, negli anni '60, la svolta nei suoi studi: si avvia a dimostrare che l'aumento delle piastrine, determinato dalla stimolazione delle abenule, due formazioni nervose localizzate in una zona del cervello denominata epitalamo, era dovuto in parte ad una sostanza prodotta dal cervello, un ormone chiamato melatonina. Ben presto, le terapie del professore si estenderanno alle leucemie, ai linfomi ed anche ad altri tipi di tumori".
Prof. Di Bella: "Io li ho chiamati metodi biologici, contrariamente a quelli ufficiali, che sono prevalentemente di chemioterapia. Questo vuol dire distruggere le cellule neoplastiche con sostanze chimiche; metodo biologico vorrebbe dire sfruttare la biologia di queste cellule, per creare un ambiente sfavorevole, non ucciderle, ma condurle a distruggersi, a causa dell'ambiente sfavorevole in cui si trovano all'interno dell'organismo. Ogni cellula, per vivere, ha bisogno di un certo numero di fattori, che sono relativi alla vita stessa della cellula, però la cellula, oltre che vivere, deve anche riprodursi ed una delle caratteristiche essenziali del tumore, è una riproduzione antieconomica, disordinata, abnorme. Quindi, i fattori che occorrerebbe guardare, sono quelli relativi alla moltiplicazione di queste cellule; per moltiplicarsi, la cellula ha bisogno di fattori che ne stimolano la riproduzione. Sono i cosiddetti fattori di crescita, quindi uno dei mezzi su cui io mi baso, è quello dell'eliminazione di questi fattori. Uno dei più potenti fattori di crescita, è l'ormone della crescita dell'ipofisi anteriore ed allora propongo l'uso di sostanze che bloccano la produzione di questo ormone".
Cavoni: "Professore, la pietra dello scandalo, per così dire, è rappresentata dalla melatonina. Come viene usata ed a cosa serve? Ce lo può spiegare?"
Prof. Di Bella: "La melatonina è una sostanza semplice, che è stata isolata nel '58 da Lerner e si ottiene sinteticamente. La quantità che noi formiamo è di qualche milligrammo nelle 24 ore; la melatonina è una sostanza che ha una quantità immensa di azioni ed è molto tempo che io sostengo che la melatonina da sola non guarisce nessun tumore, però dico anche che senza melatonina è difficile guarire un tumore. In altre parole, è un fattore essenziale e necessario, ma non sufficiente da solo".
Cavoni: "Bisogna agire con una combinazione"?
Prof. Di Bella: "Con una quantità di altri fattori, tra cui anche i fattori di crescita di cui ho parlato prima, ovvero dei fattori che intervengono negativamente sulla crescita dei tumori o che intervengono sui tumori normalizzando la vita e le condizioni di vita del tumore e che non hanno effetto tossico, almeno nelle dosi in cui noi li possiamo adoperare. Il concetto della chemioterapia viene completamente accantonato, con il sistema che adotto io".
Cavoni: "Ma questo è possibile a qualsiasi stadio del tumore?"
Prof. Di Bella: "Cambia a seconda dello stadio, anche per questo motivo: il tumore nasce con certe caratteristiche anatomofisiologiche; man mano che procede, la vita stessa del tumore cambia. Ci sono tumori, come ad esempio i microcitomi del polmone, che sono maligni, forse i più maligni del polmone, che ad un certo momento cominciano a formare niente meno che un ormone antidiuretico. Allora, curare un tumore di questo genere, senza tenere conto anche delle evoluzioni del biochimismo nella fisiologia del tumore, è improprio. Bisognerebbe tenere conto, non solo delle caratteristiche di nascita del tumore, ma anche dell'evoluzione che, nel corso della vita stessa del tumore, esso viene ad assumere. Si parla quindi di tumori, di ormoni che possono formare i tumori, di fattori di crescita che possono formare il tumore e che si chiamano fattori "paracrini", cioè quelli che si svolgono a livello delle cellule vicine; oppure un tumore forma dei fattori che stimolano la crescita del tumore stesso (autocrini). Queste cose cambiano le caratteristiche rispetto a quelle iniziali. Se non si ha una visione così squisitamente dinamica della vita e della fisiologia del tumore, c'è sempre il rischio di sbagliare. Il tumore di domani non è il tumore di oggi o di ieri; quindi anche i mezzi per poterlo aggredire ed interromperne la vita e le caratteristiche, cambiano con il tempo".
Cavoni: "In seguito alle sue scoperte, il professor Di Bella tenterà di informare la comunità scientifica dei risultati raggiunti. Terrà relazioni a Tokio nel '79, a Brema nell'80 ad Atene nell'81 e a Vancouver nell'86. Nessuno sembra dar credito a queste scoperte, tanto che, ad un certo punto, il professore scrive: "Dovunque è possibile, abbiamo esposto i nostri risultati, notando una diffusa freddezza, incomprensione, addirittura ostilità. Le ragioni di questo atteggiamento sono numerose e non tutte confessabili. Al ritorno dai congressi, spesso rimanevamo dolorosamente meravigliati, nel constatare l'ignoranza di elementi di fisiopatologia, da parte delle personalità più in vista per iniziativa e per eleganza di loquela o complessità di ricerche purtroppo sterili".
Quando dice abbiamo, il professore si riferisce anche alla sua giovane assistente, scomparsa prematuramente, Maria Teresa Rossi, chiamata affettuosamente Dede, divenuta in breve, da allieva promettente a scienziata di statura internazionale. Bisogna aspettare il 1988, perché giungano i primi timidissimi riconoscimenti. In una sua relazione, Russel Reiter, del Dipartimento di Biologia Cellulare dell'Università del Texas, ammette che il lavoro di Di Bella è stato ingiustamente ignorato dalla comunità scientifica. Intanto egli continua a curare con successo migliaia di pazienti. I suoi detrattori, gli scettici, parlano di casi sporadici e comunque non documentati, che non costituirebbero materiale scientifico probante, da poter essere comparato con i dati della medicina ufficiale. Ecco il punto: che cosa pensa la medicina ufficiale dei metodi del professor Di Bella?"
Prof. Edmondo Terzoli, primario di oncologia all'ospedale Regina Elena di Roma: "E' una vita che sento parlare di terapie alternative ed è una vita che me ne interesso e non faccio nomi. Le conosciamo tutte. Fino ad oggi vi sono state solo delusioni e nessun successo; ma non dobbiamo essere chiusi ad idee nuove e rivoluzionarie, anche idee che non coincidono esattamente con le nostre. Oggi, parlare dei trattamenti alternativi... bisogna cambiare la filosofia dei trattamenti. Dobbiamo essere pronti a questi trattamenti; tutto questo, a patto che vi sia una solida base di ricerca e di risultati".
Cavoni: "Quindi lei, ad un paziente, non consiglierebbe mai una terapia del genere"?
Prof. Terzoli: "Io onestamente, una terapia secca, no. Non mi scandalizzo però se un paziente, oltre a seguire un trattamento, che noi riteniamo per quella malattia il più giusto, aggiunge qualche cosa che non sia puramente nociva, questo può anche essere fatto. Non lo farei in modo così estemporaneo ma, se io fossi lo sponsor del trattamento, mi affiderei ad una ricerca prospettica; solo così potrei dire se questo farmaco ha un senso, oppure no".
Cavoni: "Cosa pensa lei delle terapie cosiddette alternative, che prevedono l'uso di melatonina, associata ad altri farmaci?"
Dott. Paolo Nola, medico chirurgo: "Sono tecniche interessanti e sono tali da meritare comunque un'attenzione da parte del mondo scientifico. Se parliamo in particolare della tecnica di associazione di melatonina, della somatostatina e altri farmaci, devo dire che io mi sto interessando e sto seguendo persone che praticano questa terapia. Anzitutto, bisogna dire che la melatonina è un ormone, veicolato nel sangue, attivamente utilizzato a livello cellulare e che regolarizza, in certa maniera, i vari metabolismi delle cellule. La somatostatina è universalmente riconosciuta come un'importante tecnica terapeutica di tumori neurosecernenti, carcinoidi, e viene normalmente usata, in esperimenti in vitro, anche su tumori solidi non secernenti, dove sembrerebbe avere un effetto inibitorio sulla crescita. L'associazione è fondamentale, insieme ad altre sostanze, quali i retinoidi, anch'essi usati in alcune forme neoplastiche, come inibitori di radicali liberi, come sostanze antiossidanti, unite anche a sostanze chemioterapiche, a micro dosi. L'insieme di queste tecniche merita la nostra attenzione, poiché mi è capitato personalmente di riscontrare come alcuni pazienti, che hanno utilizzato questa combinazione, hanno ottenuto una buona sopravvivenza, una buona situazione organica e, radiologicamente e clinicamente, una remissione della loro malattia".
Cavoni: "Da una parte dunque metodi chemioterapici, i mezzi più efficaci e più evoluti, dall'altro la medicina alternativa dei metodi biologici, che rifiuta completamente l'uso della chemioterapia".
Prof. Di Bella: "Io, fondamentalmente, rifiuto la chemioterapia. L'individuo che ha ricevuto la chemioterapia è meno responsivo ai metodi che io, in un secondo tempo, sono costretto ad adoperare. D'altra parte, c'è ancora da tenere presente che il chemioterapista si fonda, per affermare la bontà dei suoi metodi, sulla riduzione di massa del tumore, a volte anche la scomparsa del tumore, senza tenere in considerazione la ripresa, a volte anche ad un mese solo, di un tumore, che risponde anche meno di prima al secondo ciclo e poi al terzo e così via. Poi, alla fine, quasi rassegnatamente, il chemioterapista dice che non risponde più. Quindi non c'è più nulla da fare. Un'altra caratteristica che ho creduto di trovare, è la maggior frequenza con cui un tumore, trattato con chemioterapia, si metastatizza. Credo, non ho cifre, ma credo di poter affermare, con la mia esperienza, che le metastasi sono molto più frequenti e più ravvicinate in tutti i soggetti trattati con chemio".
Cavoni: "Infine, negli spazi che si aprono in questa lotta, in questo scontro a distanza fra teorie che sembrano inconciliabili, c'è anche chi, giovane per entusiasmo e passione, scende in campo direttamente, scegliendo una strada da seguire, una strada al momento assai scomoda".
Dott. Mauro Madarena, oncologo all'Ospedale Forlanini di Roma: "Ci si metta nei panni di quelli che si stanno curando, con regressioni importanti, addirittura con guarigioni assolutamente documentabili. Qui non parliamo di fantascienza, ma purtroppo di una realtà vera e cruda. Ci si metta nei panni di queste persone, che ad un certo punto, la sostanza che il medico aveva loro dato e che li faceva guarire, non la si può più comprare in farmacia, perché non la si può più dare. Di punto in bianco, qualcuno ha deciso che devi morire. Allora si ritorna alla tradizionale chemio. Ma ormai questi pazienti sono quelli che non possono più farla, che hanno fatto il secondo, terzo, quarto ciclo di chemio, senza nulla ottenere. Un medico che volesse portare avanti un gruppo di medici che facesse una ricerca sulla melatonina - ma è così per tutti i farmaci - se non ha la richiesta ufficiale da parte di un'industria farmaceutica, inoltrata al Ministero della Sanità, non può fare la ricerca. Quindi, se all'industria non interessa questo tipo di sostanza, la ricerca non si fa".
Prof. Di Bella: "Rigettando la chemioterapia, i metodi che bisogna adoperare per impedire, ostacolare, modificare l'accrescere del tumore, sono tanti e ciascuno di questi metodi incide su un aspetto particolare della vita del tumore. L'aspetto dell'azione di un determinato farmaco interferisce con l'aspetto dell'azione di un altro farmaco e così via. (....) Per questo, deve essere un medico, un oncologo, deve essere un medico internista, tra i migliori che si possano immaginare, perché deve poter svelare quello che può accadere all'ammalato nel corso della malattia".
Cavoni: "In conclusione, il castello accusatorio, nei confronti del professor Di Bella, sembra crollare. Ci troviamo di fronte ad un uomo dalla cultura medica enciclopedica, che visita gratuitamente i pazienti, che, come abbiamo sentito, riesce a guarire. Riguardo ai dati che la medicina ufficiale dice inesistenti, noi abbiamo potuto constatare dalle immagini, che esistono le cartelle cliniche e sono a migliaia, raccolte con cura dal professore nel corso degli anni; per rispettare il segreto professionale, che lo lega ai pazienti, il professore non vuole renderli noti; in questo caso però, sono i pazienti stessi che stanno raccogliendo cartelle cliniche, per procedere ad un confronto con i dati dell'oncologia tradizionale e quindi calmare le animosità degli scettici. L'Associazione Famiglie contro il cancro, questo il nome del gruppo dei pazienti di Di Bella, sta cercando di far conoscere a tutti le nuove terapie e molti medici stanno aiutando l'Associazione nella creazione di un centro servizi e di vari studi medici".
Prof. Di Bella: "Io non direi nulla, perché mi sembrerebbe quasi di autoincensarmi, non è stato mai nel mio carattere. Io mi sono inchinato ai dati che, man mano, io stesso potevo raccogliere ed il primo a sorprendermi, sono stato proprio io. Ho tentato alcuni metodi, che ancora adopero, per caso. Davanti al fatto che sembrava che non ci fosse più nulla da fare, quello che proponevo era nuovo e non era tossico: due ragioni essenziali perché io potessi adoperare questo metodo. Una parte dei risultati ottenuti non esprimono la mia capacità ma la fortuna che ho avuto ad assistere ad una determinata evenienza. E' il caso".
Per tornare all'A.F.P.O., è molto interessante leggere quanto viene scritto in un volantino del maggio scorso (1996). "Il professor Di Bella non ha mai mancato di comunicare i risultati delle sue terapie ed i presupposti teorici che ne stanno alla base, nelle sedi più appropriate, cioè i Congressi e le pubblicazioni scientifiche; malgrado ciò, per la Medicina Ufficiale il professor Di Bella non esiste e non è mai esistito, così come non esistono tutte quelle persone, che ascrivono a merito delle sue terapie, l'essere ancora in vita e persino guarite". E più avanti si continua: "Se, infatti, si ritiene che le terapie del professor Di Bella si basino su presupposti erronei, o su dati inattendibili, allora, già da molto tempo, almeno uno degli esponenti dell'oncologia italiana, avrebbe dovuto sentirsi in dovere di esprimere e motivare il proprio dissenso. Se, invece, c'è anche solo la semplice possibilità che queste terapie risultino veramente più efficaci, meno tossiche e meglio tollerate, allora non si capisce perché non siano state finora sperimentate e adottate su vasta scala".
A questa domanda che, con la voce di chi soffre, inchioda alle proprie responsabilità il mondo scientifico, o almeno quello che si definisce tale, risponde forse lo stesso professor Di Bella ("Di Bella: il cancro è un affare, guarirlo non conviene" Il Messaggero 15 giugno 1996). "Il tumore è una malattia ricca, far guarire dal cancro, non è poi così conveniente". La verità delle asserzioni del professore modenese, insieme con quelle dell'AFPO, sono avvalorate dal fatto che un decreto legge del 25 marzo scorso (1996), vieta in pratica l'uso della melatonina. "Questa circolare è una vergogna, tuona Di Bella, la melatonina non guarisce nessun tumore, ma per la cura del cancro è fondamentale, è un farmaco non sufficiente, ma necessario". I pazienti di Di Bella si sono mobilitati ed hanno chiesto a viva voce che la melatonina si possa prescrivere e vendere liberamente, anche in Italia. "Limitare la libertà del medico, non è un atto civile, aggiunge Di Bella, ma di interessi ce ne sono tanti". Anche il dottor Paolo Lissoni, specialista, noto in tutto il mondo per aver abbinato la terapia tradizionale alla melatonina, ha affermato in merito al decreto antimelatonina: "Questo decreto introduce due principi gravissimi: primo, che è meritevole di indagine solo ciò che il mercato (cioè le case farmaceutiche) ritiene valido; secondo, la ricerca viene accentrata nelle mani del Ministero della Sanità, trasformato in una sorta di KGB della scienza". (Il Giorno, 16 giugno 1996 p. 10).
Poiché alcuni baroni della Medicina, hanno sostenuto (e taluni persistono tuttora in tale opera di denigrazione) che Di Bella non sarebbe neppure laureato, vogliamo ricordare un breve curriculum scientifico e didattico del Prof. Luigi Di Bella, tratto da "Non Morirai di questo male" di Mauro Todisco, Edizioni Sestante 1995.
N.B. Non sono ovviamente compresi in tale elenco i riconoscimenti conferiti da Università italiane e straniere, nonché quelli di stati e governi, ottenuti negli ultimi mesi.
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Bari con 110/110 e lode, il 14 luglio 1936.
Abilitato all'esercizio della professione, lo stesso anno, nell'Università di Parma.
Dal 1936 al 1939 è Aiuto incaricato nell'Istituto di Fisiologia Umana dell'Università di Parma.
Nel luglio del 1939 è Assistente ordinario nell'Istituto di Fisiologia Umana dell'Università di Parma, dopo aver superato il Concorso nazionale per Assistenti.
Dal 1939 al 1977 è Aiuto ordinario alla Cattedra di Fisiologia Umana dell'Università di Modena.
Dal 1943 ad oggi è Incaricato del Corso di Fisiologia Generale per gli studenti di Scienze Naturali, Scienze Biologiche e Farmacia nell'Università di Modena.
Nel 1948 consegue la libera docenza in Fisiologia Umana.
Nel 1948 consegue la libera docenza in Chimica Biologica.
Gli vengono riconosciute le seguenti maturità:
- scientifica e didattica, a maggioranza, per la Cattedra di Fisiologia Generale e Speciale degli Animali Domestici con Elementi di Chimica Biologica.
- scientifica e didattica, ad unanimità, per la Cattedra di Fisiologia Umana.
- scientifica e didattica, ad unanimità, per la Cattedra di Fisiologia Generale.
Fa parte inoltre della:
- Società Italiana di Biologia Sperimentale
- Società Italiana di Fisiologia
- Società Italiana della Nutrizione Umana
- Società di Medicina e Chirurgia di Modena
- European Chemoreception Organization
- European Pineal Study Group
- New York Academy of Sciences.
INDICE
Copertina
Prefazione
Introduzione
La ricerca ufficiale
Dove finiscono le vostre offerte
Medicina, soldi e potere
Le statistiche truccate
Prima conclusione
La ricerca ostacolata: scoperte e persecuzioni
Il caso Alessiani
Il caso Görgün
Il caso "Albert"
Il caso Di Bella
Il caso Zora
Il caso Bonifacio
Il caso Essiac
Il caso Hamer
Il caso Pantellini
Il caso Breuss - Il naturismo - L'aloe
Il caso Proper-Myl
Il caso Vincent
Conclusioni finali Appendice e Nota alla 1° edizione
Non si intende far utilizzare le nozioni contenute in queste pagine per scopi diagnostici o prescrittivi.
Per qualsiasi trattamento o diagnosi di malattia, rivolgetevi ad un medico competente.